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sabato, 21 Dicembre 2024

Covid, in un anno gli agriturismi sardi hanno perso 40milioni di euro

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È attesa da un italiano su tre (30%) la riapertura di bar, ristoranti e agriturismi: la considera la priorità davanti all’8% che aspetta di andare a un concerto o a uno spettacolo teatrale e il 6% ha l’obiettivo di tornare in palestra. È quanto emerge da un sondaggio condotto on line sul sito coldiretti.it diffuso in occasione dell’entrata in vigore del decreto anti-Covid firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che prevede riaperture dal 26 aprile.

Una misura molto attesa anche dalle aziende agrituristiche sarde che agonizzano dopo le chiusure a singhiozzo dall’inizio della pandemia che hanno fatto saltare la primavera scorsa, le due festività pasquali (2020 – 2021) e il Natale con tutte le attività non solo di ristorazione ed alloggio ma anche didattiche e tutti i servizi a contatto con la natura a cui molte di queste aziende con lungimiranza hanno saputo dar vita.

Nell’ultimo anno a causa delle chiusure, secondo le stime di Coldiretti Sardegna, i circa 900 agriturismi sardi hanno segnato perdite di fatturato intorno ai 40milioni di euro.

“Stiamo pagando un prezzo altissimo – testimonia Sandro Dessì dell’agriturismo Archelao di Oristano – e spesso le perdite sono annebbiate dal bonus vacanza che se è vero che ci ha consentito di lavorare dall’altra lo abbiamo fatto senza liquidità, anticipando prodotti e servizi. Inoltre una realtà come la nostra programmata su un’economia chiusa, in cui l’azienda agricola produce per l’agriturismo, siamo stati penalizzati due volte, senza contare la chiusura di tutte le attività didattiche”.

Secondo le elaborazioni di Coldiretti Sardegna su dati Istat e Laore i circa 900 agriturismi sardi, il 35 per cento dei quali guidati da una donna, sono così distribuiti: per il 38% nel Nord Sardegna, il 27% nel sud Sardegna, il 22% a Nuoro e il 13 a Oristano.

L’81% offre il servizio alloggio, il 73% quello di ristorazione mentre il 28% mette a disposizione altre attività.

“Dopo un anno di chiusura e incertezze – afferma Laila Dearca dell’agriturismo Sorres di Budoni – abbiamo bisogno di lavorare e poter programmare il nostro lavoro. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.

Gli agriturismi, sono anche tra gli alloggi preferiti dagli italiani (34%) come emerge dal rapporto “Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo” della Fondazione UniVerde guidata da Pecoraro Scanio, secondo la quale il  74% degli intervistati ritiene il turismo sostenibile quello più sicuro e sano. E sulla scelta del ristorante il 91% degli italiani (secondo il rapporto di UniVerde) preferiscono quelli che offrono prodotti a km0.

“L’agriturismo è davvero centrale per la ripartenza in quanto soddisfa tutti i requisiti e le esigenze post covid – afferma Michelina Mulas, presidente di Terranostra Sardegna, l’associazione degli agriturismi Campagna Amica -. Nei nostri agriturismi sono garantite non solo le distanze sociali ma si soddisfano anche i bisogni di aria pulita e contatto con la natura, perché come dice il nostro presidente nazionale Diego Scaramuzza nelle  nostre campagne le distanze si misurano in ettari e non in metri”.

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