Al fine di evitare fraintendimenti e per correttezza informativa, l’Amministrazione Comunale desidera chiarire fermamente che nell’ultima seduta di Consiglio non si è verificata alcuna “lite” relativa al punto all’ordine del giorno che riguardava l’intervento di regimazione degli impluvi nell’abitato di San Gavino Monreale, volto a mitigare il rischio idreogeologico del Rio Pardu.
In sede di Consiglio Comunale si è tenuto un civile confronto di posizioni distinte, svoltosi nel pieno rispetto del normale dialogo istituzionale tra maggioranza e minoranza. Un confronto coadiuvato da una ricostruzione dei fatti obiettiva e puntuale redatta dall’Amministrazione con il supporto degli Uffici Comunali, la quale descrive la natura e le tempistiche inerenti alle problematiche legate ai suddetti lavori, che accludiamo alla presente dichiarazione per pubblica conoscenza.
Neppure vi è stata una “fumata nera”, dal momento che di fatto la richiesta da parte della minoranza di seguire un determinato iter procedurale è stata definitivamente respinta in conformità a quanto previsto dalle norme circa l’espressione della volontà del Consiglio Comunale in toto.
Allo stesso modo non esiste alcun pericolo di perdere irremediabilmente i fondi milionari erogati dalla RAS: l’Amministrazione ha ottenuto una proroga e le risorse si trovano già nelle casse comunali.
Infine, senza addentrarci in ulteriori dettagli, ci limitiamo a segnalare che il cammino suggerito dalla minoranza, ovvero la costituzione motu proprio di un tavolo tecnico o un collegio consultivo per riavviare i lavori con la Ditta Putzu, comporterebbe ugualmente dei costi ragguardevoli.
Innanzitutto vorrei segnalare che, riportando testualmente l’espressione contenuta nella richiesta di Consiglio Straordinario giunta dalla minoranza, parlare di “presa d’atto politica di rescissione unilaterale del contratto d’appalto da parte del Comune” risulta francamente inappropriato ed inaccurato, a maggior ragione in considerazione della stessa ammissione, contenuta nella medesima richiesta, del fatto che la risoluzione del contratto è stata presentata dall’appaltatore, ovvero la ditta Putzu. Ugualmente, affermare che la ditta Putzu ha pubblicamente manifestato la volontà di trovare un accordo appare per lo meno iniquo, dal momento che, in luogo di optare per un dialogo produttivo con l’ente comunale, questa ha preferito rivolgersi ai quotidiani con messaggi denigratori finalizzati a screditare tanto l’Amministrazione quanto gli Uffici Comunali.
Indipendentemente da ciò, nonostante la necessità di sorvolare in questa sede sui tecnicismi e i dettagli più minuti, provvederemo a illustrare in modo esaustivo le ragioni per cui reputiamo impraticabile la nomina di un collegio consultivo tecnico con lo scopo di riprendere urgentemente i lavori avvalendoci della ditta Putzu.
Le opere per la regimazione degli impluvi nell’abitato di San Gavino Monreale sono assolutamente indispensabili e strategiche per mitigare il rischio idrogeologico del Rio Pardu, impedendone il deflusso delle acque verso la vicina area urbana in occasione di eventi atmosferici intensi mediante la realizzazione di un canale. Ci stiamo riferendo ad un intervento dalle proporzioni davvero ragguardevoli, con un investimento complessivo di € 4.110.669, di cui € 3.000.000 finanziati dalla RAS e i restanti provenienti invece dalle casse comunali. Viene da sé, perciò, che il nostro interesse primario e improrogabile è sempre stato e rimane quello di porle in essere il più celermente possibile. Tuttavia un ente pubblico in modo alcuno può derogare ai principi convergenti di economicità, efficacia ed efficienza, così come non può e non deve agire al di fuori dei vincoli normativi.
Purtroppo ciò è quanto l’impresa Putzu, aggiudicataria in data 09/05/2018 dei lavori in esame per una retribuzione da contratto pari a € 1.477.907, in sostanza intendeva determinare, avanzando pretese irricevibili, sollevando obiezioni pretestuose e facendo dell’ostruzionismo la propria abituale prassi. È bene rammentare che, una volta stipulato il contratto tra la stazione appaltante e l’appaltatore, l’appalto viene conferito sotto l’osservanza piena e inscindibile delle norme, condizioni, patti, obblighi, oneri e modalità dedotti dal capitolato e dalle tavole grafiche progettuali: l’impresa dichiara di conoscere ed accettare tali elementi, rinunciando a qualsiasi contraria eccezione. Non solo, l’impresa conta tra i propri oneri una serie di attività ben calendarizzate da un cronoprogramma preciso. Eppure, esibendo fin dal principio un atteggiamento mai collaborativo, la ditta Putzu ha tentato di celare le proprie inadempienze contrattuali e la propria inerzia, tali da compromettere la buona riuscita dell’opera, dietro un ampio ventaglio di infondate segnalazioni di carenze progettuali, inconsistenti attestazioni di non cantierabilità dell’appalto e opinabilissime notifiche d’impossibilità a procedere per via di ostacoli indipendenti dalla propria volontà. In particolare veniva ripetutamente recriminato alla stazione appaltante di non aver consentito l’accesso alle aree oggetto dei lavori, di aver disposto delle consegne di lavoro meramente fittizie, di aver sospeso i lavori al fine di nascondere delle negligenze e, infine, di aver ordinato l’esecuzione di opere non rispettose dei dettami tecnici in materia.
Le contestazioni relative alla difformità dello stato dei luoghi rispetto al progetto e alla non cantierabilità dell’appalto risultano inammissibili anche solo per il fatto che, prima di presentare l’offerta, l’impresa aveva effettuato un sopralluogo, riconoscendo la fattibilità dell’immediata esecuzione delle opere e dichiarando di avere preso conoscenza di tutte le circostanze generali, particolari e locali.
Quando vi sono state delle consegne parziali dei lavori, d’altra parte, ciò non è mai stato imputabile all’Amministrazione, ma dovuto a condizioni meteorologiche avverse, al rinvenimento di amianto nelle aree di cantiere, a specifici pareri espressi da ABBANOA e dal CBSM, all’esigenza di redigere una perizia di variante per eventi imprevisti e imprevedibili. Oltretutto, sebbene l’impresa affermasse di non poter svolgere alcuna attività, in realtà nella stragrande maggioranza dei casi avrebbe potuto regolarmente proseguire con addirittura più del 90% delle operazioni in programma. Per non parlare del fortissimo ritardo con cui sono iniziate le attività di scavo a causa della lentezza con cui l’impresa ha trasmesso ad ARPAS il Piano di Indagine Ambientale ed il Piano di Utilizzo Terre: questi potevano essere redatti già a partire dal 24/09/2018 ed invece sono pervenuti ad ARPAS solo il 12/03/2020. Un’autentica sospensione totale dei lavori si è avuta il 23/03/2020, ma sempre per cause non imputabili alla stazione appaltante, ovvero la pandemia di COVID-19; nondimeno la ditta Putzu ha da eccepire anche a tal riguardo, asserendo che l’emergenza sanitaria sia stata strumentalizzata ad hoc.
In questo scenario il Direttore dei Lavori si è trovato costretto a sollecitare reiteratamente l’invio di cronoprogrammi aggiornati da parte dell’impresa, la quale per tutta risposta o ignorava la richiesta o provvedeva a stilarne di inaccettabili, idem dicasi per il geologo Frau, tanto in relazione al cronoprogramma quanto al P.U.T. (Piano Utilizzo Terre e rocce da scavo). Peraltro il C.S.E. (Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione) segnalava all’appaltatore l’inosservanza delle disposizioni sulla sicurezza in cantiere. Se da un lato si rivelava vano ogni tentativo esperito dalla Direzione dei Lavori e dal R.U.P. affinché l’impresa ottemperasse ai propri obblighi contrattuali, dall’altro l’impresa Putzu mai si poneva su posizioni conciliative che contassero sull’integrazione di schede tecniche concrete. Al contrario, questa seguitava con un comportamento negligente, rimostranze ingiustificate e proposte sconsiderate. Ricordiamo due episodi a titolo meramente esemplificativo: quando l’appaltatore ha dichiarato l’impossibilità di lavorare indicando l’erba alta come una delle criticità insuperabili, si è detto disposto a provvedere allo sfalcio dell’erba per una cifra a dir poco esorbitante, ossia € 163.257; diversamente, in materia di tecnica costruttiva dei ponti, l’impresa ha insistito in modo oltremodo pressante per una riprogettazione generale, con una “proposta migliorativa” che ovviasse a presunte falle progettuali, ma che la Direzione dei Lavori ha ritenuto onerosa e inattuabile, oltre che inopportuna perché non contemplata.
Dinanzi a questo coacervo di problematiche e ad una aperta conflittualità, l’Amministrazione, con Deliberazione di Giunta n. 61 del 10/08/2020 e a seguito di incontri con i progettisti, il Direttore dei Lavori, il geologo e i tecnici della procedura espropriativa, dispone in accordo con il Responsabile del 6° Settore – Lavori Pubblici che venga individuato un professionista legale esperto in appalti e contenziosi affinché fornisca un supporto volto a fronteggiare una situazione di oggettiva incertezza concernente i lavori di regimazione degli impluvi. Ebbene, nonostante la nomina di un legale fosse avvenuta proprio per soppesare diverse soluzioni utili a permettere la prosecuzione dei lavori, il 28/10/2020 la ditta Putzu, in spregio alle azioni da noi intraprese con un fine conciliatorio, ha citato l’ente comunale davanti al Tribunale Ordinario di Cagliari – Sezione Civile, chiedendo la risoluzione in danno del contratto. Ecco, dunque, che se vi è stato qualcuno che intendeva unilateralmente sciogliere il contratto, questo è stato proprio l’appaltatore, non il Comune di San Gavino Monreale. Nella citazione si richiede la risoluzione del contratto adducendo gravi inadempimenti della stazione appaltante e la violazione di leggi, regolamenti e discipline: appare evidente la strategia di ribaltare completamente i termini della questione, addebitando le proprie mancanze alla controparte. Per di più si chiede di condannare il nostro Comune a corrispondere la somma di € 904.604 a titolo di risarcimento del
danno da lucro incessante, del danno emergente, del danno d’immagine, di quello curriculare e della perdita di chance. Si noti che l’impresa appone riserve per € 483.040, ovvero il 32,68% dell’importo contrattuale spettantele in origine, ma ad oggi ha eseguito soltanto il 2,5% delle opere accordate, pur avendo incassato un consistente anticipo come previsto dalla legge. Inoltre l’impresa non è più stata presente in cantiere dal 20/10/2020.
Prendendo atto della citazione in tribunale, l’Amministrazione è ricorsa a un legale per difendersi nelle opportune sedi, mentre il Direttore dei Lavori ha avvertito l’impresa Putzu che, laddove non avesse presentato delle definitive e motivate giustificazioni del proprio operato, la stazione appaltante avrebbe formalmente sciolto il contratto. Per contro l’impresa comunicava che entro il 30 novembre avrebbe portato via praticamente tutta la sua attrezzatura e il suo materiale, a eccezione della recinzione, della segnaletica e del cartello di cantiere, per rimuovere i quali avrebbe atteso il verbale di consistenza. Inutile aggiungere, quindi, che le sue controdeduzioni presentate sono state nuovamente ritenute infondate e pretestuose da parte della Direzione dei Lavori.
Per cui, in considerazione dell’assenza dei presupposti per far sì che l’impresa Putzu possa eseguire le lavorazioni contrattualizzate e tenendo conto delle sue gravi inadempienze accertate dal Direttore dei Lavori, giungiamo così alla Determina di Registro Generale n. 708 del 30/12/2020, con cui il Comune reputa opportuno e doveroso procedere con la risoluzione del contratto d’appalto in conformità alle norme. Inoltre, tenendo presente la consegna definitiva dei lavori e le sospensioni parziali, vengono calcolati i giorni di ritardo sul cronoprogramma accumulati dalla ditta per il computo della relativa penale: 106 giorni per un ammontare di
€ 156.658, una cifra superiore al 10% dell’importo contrattuale (l’uno per mille dell’importo contrattuale diviso per il numero di giorni di ritardo). A tale somma dovranno peraltro aggiungersi i danni subiti dalla stazione appaltante, nonché i costi per il nuovo affidamento dei lavori.
Infine, abbiamo enucleato esaurientemente le motivazioni che ci inducono ad escludere con vigore l’ipotesi di istituire un collegio consultivo tecnico per riavviare il cantiere con la ditta Putzu, dimostrando atti alla mano che il nostro ente non ha rescisso per primo e unilateralmente il contratto d’appalto, che non esiste alcuno spirito collaborativo e conciliativo da parte dell’impresa, e che, in ultimo, risulta oramai inverosimile il componimento di una controversia già giunta, non per nostra volontà, alle aule del tribunale.
Cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.
Il Sindaco
Carlo Tomasi