Il classico avviso di interruzione di energia elettrica di e-distribuzione, affisso con il nastro adesivo sui pali della luce, fa infuriare i commercianti della via Dante e delle zone limitrofe.
“Sono parecchio arrabbiata con la società di distribuzione di energia elettrica e penso che sia l’umore di tutti i commercianti della via Dante – è lo sfogo di Valeria Pintori, consigliera comunale e commerciante – perché oggi dalle 8:30 alle 13:00 hanno deciso di interrompere la fornitura di energia elettrica. Sicuramente i lavori saranno da fare, non lo metto in dubbio, però sono cose che bisogna concertare con le attività commerciali, che non potranno lavorare. Non trovo corretto che qualcuno ritenga che il proprio lavoro sia più importante di quello degli altri”.
Una interruzione non prevista che creerà notevoli danni economici a tutte le attività influenzate dallo stacco della corrente elettrica.
“In via Dante oggi, di quei commercianti, in pochi riusciranno a mettere dei soldi nel cassetto – denuncia Valeria Pintori –. La mattinata è persa e la giornata lavorativa compromessa, perché per molti il grosso degli introiti arriva di mattina e, per alcuni, di pomeriggio si lavora poco e niente. Sarebbe forse meglio fare questi lavori di notte, o quando arrecano meno problemi alle persone e alle aziende, per una questione di rispetto”.
Furioso anche Claudio Seda, che ha recentemente trasferito la sua attività commerciale proprio nella via Dante, inaugurando anche la prima “Casa dell’Acqua” a San Gavino Monreale. “Avrei preferito – dice Claudio Seda – al posto del classico foglio appeso ad un palo, spesso illeggibile a causa delle forti piogge, una comunicazione mirata via mail o sms. Dal momento che le bollette arrivano in formato digitale anche le comunicazioni dovrebbero essere più efficaci. Stamattina aspettavo corrieri e clienti che non ho potuto avvisare.“
Insomma, i disagi ci sono e forse sono inevitabili, in qualche misura. Tuttavia, una maggiore attenzione da parte di e-distribuzione alle modalità di comunicazione e un minimo di concertazione con le attività produttive, potrebbero limitare le ripercussioni sul tessuto produttivo del paese.