Sentiamo spesso dire che i numeri relativi alla diffusione del Covid-19 non corrispondano alla realtà e che i tamponi non siano affidabili. “Non dicono la verità” o addirittura “i tamponi sono truccati” sono frasi che si sente dire spessissimo, con l’accusa di comunicare dati ingannevoli alla cittadinanza, per trarla in inganno. Per quanto sia vero che “i dati dei bollettini non coincidono con quelli reali” questa frase va compresa a fondo, non fraintesa e utilizzata per promuovere la facile accusa del “terrorismo mediatico”.
Affidabili o no?
Un tampone non è affidabile al 100% perché la sua validità dipende da una serie di fattori. In minima (e trascurabile) parte i test molecolari potrebbero dare per errore un esito positivo. Più interessante e più frequente è la situazione in cui un tampone fornisce un esito negativo. Conosciamo il ritardo con cui l’ATS effettua i tamponi: se effettuato troppo presto o troppo tardi, il tampone potrebbe dare esiti negativi anche quando è innegabile che la persona testata abbia avuto l’infezione da Covid-19 (una delle prove più certe è la perdita dell’olfatto). Questo è solo un esempio.
C’è un numero enorme di persone asintomatiche che non verranno mai testate o, addirittura, di persone sintomatiche che, per un motivo o per un altro, non si sottopongono al test. Ci sono persone che non si accorgono di avere il Covid-19 e altre che non dicono nulla dei propri sintomi al fine di fare la quarantena! Lo spettro è molto ampio: in tutti questi casi, il numero reale è sempre superiore rispetto a quello che viene comunicato dai media. Allora, è vero che i numeri dei media non sono quelli reali, ma contrariamente a quello che si pensa di solito dovremmo supporre che i numeri reali siano decisamente più ALTI di quelli ufficiali. Solo uno studio sistematico, magari a campione, su una fascia della popolazione (indipendentemente dai sintomi, dall’età, dal tipo di attività lavorativa, ecc.) produrrebbe dei dati che sono più vicini a quelli reali. E allora, a cosa servono i bollettini quotidiani?
Utili o no?
I “bollettini quotidiani” non servono a diffondere il terrore tra la popolazione, ma a tenerla al corrente dell’andamento dell’epidemia in corso, almeno nella misura in cui è possibile raggiungere una certa approssimazione sui dati reali. Per quanto non siano in grado di fotografare in maniera esatta la situazione reale, costituiscono in certa misura uno strumento utile a tutti e ciò non tanto a partire dal dato giornaliero, ma da quello che indica la successione dei contagi nel lungo periodo. Bollettino dopo bollettino capiamo se il numero dei positivi aumenta senza controllo: ciò aiuta a capire se le misure adottate non sono sufficienti o non sono adeguate. Se il numero dei positivi aumenta invece soltanto in maniera sporadica, ma senza significative ripercussioni sull’intera popolazione.
A partire dal 30 marzo il Comune di San Gavino ha iniziato a pubblicare un bollettino che informasse la popolazione, giorno dopo giorno, sui numeri relativi all’epidemia di Covid-19. Sino a quella data, i comunicati che arrivavano dall’amministrazione non consentivano di capire davvero cosa stesse succedendo nel nostro paese. Ogni nuovo comunicato era accolto con preoccupazione e paura. L’idea di disporre un bollettino quotidiano
, rispondeva all’esigenza non solo di monitorare l’andamento della situazione nel comune di San Gavino, ma anche di distogliere l’attenzione dai singoli casi per focalizzarla su una visione più di insieme, che riguardasse tutti.Puntualmente infatti, soprattutto all’inizio, a ogni “annuncio” di nuovi positivi facevano seguito le insistenti richieste di nomi: “chi sono i contagiati?”, con il rischio di pericolose ripercussioni sulla vita privata delle persone. Per non alimentare questa tendenza, il Comune ha scelto di fornire i dati dei nuovi casi, dei casi totali, dei guariti e dei decessi, nella convinzione che la cosa più utile a tutti fosse valutare giorno per giorno l’evolvere della situazione, per capire se le misure adottate fossero sufficienti, se la situazione fosse sotto controllo o richiedesse nuove restrizioni, nuovi provvedimenti.
Il Comune di San Gavino è stato per questo motivo uno dei primissimi in Sardegna a rendere disponibile queste informazioni attraverso un bollettino quotidiano, il primo, probabilmente, in tutto il Medio Campidano. Quando i numeri dei contagiati hanno cominciato a crescere all’inizio dell’inverno scorso, anche altri Comuni del circondario hanno iniziato a fornire con maggiore regolarità i dati relativi al Covid-19. Se i numeri crescono non è perché i Comuni o i media hanno deciso di terrorizzare le persone, ma perché semplicemente è ciò che sta accadendo.
Abbiamo la fortuna di disporre di questi dati: anche se sono soltanto “approssimazioni” rispetto al dato reale, ognuno è libero di scegliere se utilizzarli in modo utile oppure ignorarli del tutto.