In questi giorni si parla dell’ingresso in commercio del nuovo vaccino anti-Covid19 prodotto da Moderna, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa. Si tratta, come abbiamo detto, di un altro vaccino a mRNA, simile ma non identico a quello già distribuito dal 27 dicembre scorso, che è prodotto invece dalla collaborazione tra Pfizer e Biontech. Un terzo vaccino, prodotto da AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford, è in attesa dell’approvazione da parte dell’EMA – approvazione prevista, anziché per la primavera, forse già per la fine di gennaio. L’AstraZeneca produce un vaccino anti-Covid19 diverso dagli altri due, in quanto non funziona tramite segmenti di RNA, bensì attraverso un virus influenzale vivo e attenuato.
Quali che siano le differenze tra questi tre tipi di vaccini, una cosa resta: sono vaccini, non sieri. Purtroppo, sia alla tv che in alcuni siti di informazione, sia maggiori che minori (in cui le notizie vengono date “riprendendo” le testate più accreditate) la confusione non manca e i vaccini di Moderna, Pfizer-Biontech o Astrazeneca vengono definiti talvolta “sieri”: ma non lo sono!
Siero e vaccino sono due cose ben distinte, anche se entrambi hanno il fine di stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta contro la malattia. Ma ciò avviene in due modi del tutto diversi: il vaccino viene somministrato preventivamente, per preparare l’organismo ancor prima di essere entrato a contatto con il virus; il siero, invece, viene somministrato quando c’è un’infezione in corso, nel tentativo di curare, aiutando l’organismo nella sua risposta immunitaria. Sempre di risposta immunitaria si tratta, ma c’è una bella differenza tra l’uno e l’altro!
Il vaccino viene somministrato a persone sane, il siero è uno strumento a cui si ricorre per cercare di curare le persone affette dalla malattia. Il vaccino serve a indurre l’organismo a produrre da sé gli anticorpi; il siero è l’introduzione di questi anticorpi, prodotti da un altro organismo (ad esempio, nel caso in cui il siero sia stato donato da un’altra persona) che ha già affrontato e superato la malattia.
Insomma, per essere informati non basta ripetere ciò che è stato detto alla tv o si è letto da qualche parte sui giornali, sui blog, su Facebook: occorre approfondire, capire e, quando si hanno dubbi su qualcosa, ad esempio su un termine, si può sempre ricorrere… a un semplice dizionario!
La.F.