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Intervista a Piero Antonio Follesa, Sangavinese dell’Anno

L’edizione 2020 del Premio Tomasi Gioielli Sangavinese dell’Anno ha visto affermarsi come vincitore Piero Antonio Follesa, un nostro concittadino che da da 17 anni ha messo la propria vita al servizio delle attività di assistenza sociale e di sensibilizzazione sul mondo della disabilità.

Oggi è il compleanno del signor Piero Antonio, che compie 73 anni. Con questa chiacchierata, oltre a fargli i nostri migliori auguri, abbiamo voluto capire in cosa consista il lavoro quotidiano di chi si occupa di disabilità (ma non solo, come scopriremo) e farvi conoscere meglio il nostro Sangavinese dell’Anno.

Buongiorno e ancora complimenti per la vittoria finale del Premio. E grazie per averci dedicato un po’ del suo prezioso tempo.

“Sono molto contento ed emozionato ringrazio Te, la vostra Redazione, i componenti della Giuria Popolare, il pubblico, lo sponsor Gioielli Tomasi che ha consentito per il settimo anno consecutivo l’assegnazione del premio simbolico “Sangavinese dell’anno”. Un particolare ringraziamento alla persona che a mia insaputa ha fatto il mio nome nella fase di presentazione dei 9 nomination e a tutti i concorrenti per la partecipazione alla bella iniziativa che è un gioco ma crea emozioni e fa rete tra le persone anche se in modo online”.

Dopo anni di alternanza tra sportivi e artisti, eccellenze sangavinesi che hanno varcato con le loro gesta i confini comunali e regionali, quest’anno per la prima volta vince un candidato appartenente ad una “categoria” diversa.

Sì, è la prima volta ed è una cosa bella. L’Assegnazione del “Premio Tomasi Gioielli Sangavinese dell’anno” valorizza l’Associazione Delfino Odv e ASD per la visibilità verso le istituzioni, ma anche nella fase di presentazione dei progetti per finanziare le attività sociali e sportive dilettantistiche svolte a favore delle persone con disabilità grave che indirettamente sono i veri beneficiari.

Siamo contenti di sentirlo dire. Cercare di dare visibilità alle belle iniziative del paese, è sempre stata la mission di San Gavino Monreale . Net (e di Comprendo, il padrino del Premio). Nel nostro piccolo siamo felici di far conoscere i risultati personali e le iniziative sociali anche oltre i nostri confini geografici. Ma oltre le cose che già abbiamo raccontato su queste pagine, sappiamo che ha anche altri impegni, sempre nel campo del sociale.

Sì, da 10 anni ho preso l’impegno come amministratore di sostegno verso i più deboli e fragili. Nel mese di marzo 2011 ho partecipato, assieme ad altri due volontari dell’Associazione Delfino Odv, a un corso di formazione per amministratori di sostegno organizzato dal Plus con le lezioni svolte dalla Responsabile dei Servizi sociali del Comune di Guspini per il modulo socio-assistenziale e dal Giudice tutelare per il modulo giuridico-legislativo. Al termine del corso ho ricevuto un attestato di partecipazione e dopo aver espletato gli adempimenti amministrativi il Giudice tutelare a decorrere dal 19 luglio 2011 mi ha assegnato due persone con disabilità grave che avevano necessità di essere seguite da un amministratore di sostegno.

La sua vocazione nasce anche dall’aver vissuto in prima persona – insieme a tutta la sua famiglia – le difficoltà legate alla vita con una persona disabile.

Conosci mio figlio Paolo, persona in situazione di disabilità grave, che necessita di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita. Dal,’11 aprile 2012 sono amministratore di sostegno (un’apposita figura legale destinata alla tutela di un individuo la cui capacità di agire risulti limitata o del tutto compromessa, ndr) di Paolo (40 anni) da 9 anni e di un’altra persona (90 anni) esterna alla famiglia in situazione di disabilità grave. Le funzioni di amministratore di sostegno cessano con la morte del beneficiario e sono svolte a titolo personale, spontaneo e gratuito verso le persone deboli e fragili che hanno necessità di tutela, ma a seguito assegnazione del Giudice Tutelare a cui bisogna fare riferimento e rendere conto di tutte le prestazioni eseguite”.

Non si occupa solo di disabilità, però. La vostra associazione da anni si occupa anche di persone con “messa alla prova” che consiste, su richiesta dell’imputato, nella sospensione del procedimento penale nella fase decisoria di primo grado per reati di minore allarme sociale. Per i profani, i “lavori socialmente utili”.

Sì, da circa 7 anni la nostra associazione si occupa anche di questo. Dall’anno 2015 a seguito di richiesta sono state accolte 5 persone con il programma di “messa alla prova” per svolgere attività di utilità sociale come volontari nell’ambito dell’Associazione, consistente in una prestazione gratuita esclusivamente per fini di solidarietà. Per “messa alla prova” si intendono delle misure alternative avviate da U.E.P.E. (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) mediante un programma stabilito dal Giudice a favore di persone che hanno commesso un reato al fine di sospendere il procedimento penale di lieve entità. Anche questo è un modo dell’Associazione di operare verso gli altri, per venire incontro alle persone in difficoltà perché hanno sbagliato. Con il sistema “messa alla prova” se svolgono il lavoro di utilità sociale in modo corretto con rispetto delle regole e buoni rapporti con le persone, riescono a raggiungere gli obiettivi di attuazione per buone condotte riparatorie.

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