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sabato, 28 Dicembre 2024

Un (duro) commento sul lockdown “duro” in Germania

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Molti si staranno interrogando sul come mai la Germania attuerà, a partire dal prossimo mercoledì 16 dicembre e fino al 10 gennaio 2021, restrizioni ancora più severe, fino a un lockdown quasi totale, nonostante i numeri della Germania non siano mai stati – se raffrontati a quelli dell’Italia – così drammatici. La situazione in Germania è, invece, drammatica e lo è nonostante la maggiore disponibilità di posti letto, di risorse, di dispositivi e attrezzature sanitarie rispetto all’Italia.

È drammatica soprattutto perché i numeri che vengono annunciati dalle autorità non corrispondono alla situazione reale. Come faccio a dirlo?

Prendiamo un esempio concreto. Quando un membro della famiglia mostra sintomi e richiede un tampone, lo fa e risulta positivo, gli altri membri della famiglia, anche se mostrano anch’essi i sintomi, non vengono necessariamente registrati come tali. Anzi, non si richiede loro nemmeno il tampone. È il medico di base a fare i tamponi ed è lui stesso a dichiarare che è sufficiente un solo tampone per famiglia, anche qualora più persone manifestino i sintomi. Un tampone fatto poi chissà come, dato che in molti casi è il paziente stesso a dover fare tutto da solo, ricevendo dal personale medico solo il famoso cotton fioc lungo da infilare su per il naso. Dopo di che, una volta confermata la positività, si impone una quarantena a tutta la famiglia per una durata corrispondente al periodo di guarigione della persona confermata positiva. Cosa significa tutto ciò?

Che da una famiglia di quattro, cinque o più persone viene contato un solo caso positivo, e non quattro, cinque o più. Se avvenisse così in tutte le famiglie, potete solo immaginare a quanto ammonta in realtà il numero dei positivi. Che, se il tampone è effettuato male dal paziente stesso, si hanno meno probabilità di individuare i positivi. Che il periodo di quarantena che i membri della famiglia sono obbligati a osservare non dipende dai sintomi e dall’evoluzione della malattia per ciascuno di essi, ma dipende soltanto dallo stato di salute del positivo confermato. Se questi sta bene, dopo dieci giorni dalla conferma di positività, potrà uscire dalla quarantena e, quel che è peggio, senza nessun tampone di conferma.

Ma non basta: potranno uscire dalla quarantena, insieme a lui, anche tutti i suoi familiari/contatti. Non importa se, nel frattempo, questi si sono ammalati o hanno mostrato sintomi, anche di una certa entità, in tempi diversi e successivi a quelli del primo membro positivo. Non importa nemmeno se nel frattempo hanno fatto il tampone che è risultato positivo. In quella famiglia, inspiegabilmente e senza alcuna logica, risulta registrato un solo positivo e tutto il resto non ha importanza. Al finire della quarantena soltanto uno dei membri della famiglia riceverà lo status di “guarito”; ma in quel momento la quarantena finisce per tutti, senza nessun tampone di verifica finale, specie di coloro che hanno manifestato sintomi più tardi: tutti liberi di fare di nuovo tutto, di andare a contagiare colleghi di lavoro, compagni di scuola, familiari, amici e quant’altro.

Se questo è il modo di procedere di tutte le amministrazioni, è chiaro che l’unica soluzione possibile appare un lockdown “duro”, ovvero, chiudere tutto il più possibile e smetterla di darsi arie per una gestione dei tracciamento dei contagi che si è rivelata, in fin dei conti, fittizia, arbitraria, superficiale e inefficace.

Con ciò si vuole sottolineare quanto questa pandemia sia complessa e difficile da gestire anche laddove sembra che la situazione possa essere tenuta “sotto controllo”. Non c’è nazione al mondo che non abbia problemi di qualche tipo, che non abbia falle di gestione, che non faccia errori. Ciò accade persino nella “rigorosa” Germania.

La differenza la fanno le decisioni prese dalle singole amministrazioni, il comportamento delle singole persone, la gestione della pandemia nel piccolo della nostra quotidianità, che funziona bene solo se orientata sulla condivisione e sulla solidarietà, sull’empatia nei confronti di un problema che riguarda tutti, sulla serietà nell’affrontare i problemi e sulla forte decisione nel voler porre fine davvero a tutto questo.

Senza queste cose, si ha soltanto un parlare e un dare numeri a vanvera, numeri che significano e molto poco e che molto difficilmente servono a venirne fuori davvero.

La.F.

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