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IO: l’app per il cashback più scaricata di Immuni. E la privacy?

App IO

Il paradosso dell’Italia è tutto nel confronto tra due applicazioni per i nostri smartphone, rilasciate dalla Pubblica Amministrazione.

Da una parte l’App IO, necessaria per ottenere il cosiddetto bonus cashback, è stata scaricata da più di 6 milioni di persone in un giorno. Dall’altra parte, l’App Immuni, che invece ha subito duri attacchi per i presunti (e rivelatisi falsi) problemi di privacy.

Da una parte l’App IO, un’applicazione che richiede accesso con SPID (la nostra identità digitale), che richiede dati personali, numero di telefono, email, numero di conto corrente, dati delle carte di credito e debito (compreso il codice di verifica!), che registra i nostri pagamenti digitali, dando allo Stato informazioni su dove siamo, quando, cosa compriamo. Dall’altra parte Immuni, un’app con accesso anonimo che serviva semplicemente a far funzionare il tracciamento dei contagi, senza geolocalizzazione, senza identificazione della persona.

Da una parte l’App IO, che permette di avere indietro fino a 150€ (il 10%) delle spese effettuate nei negozi in cui si paga con bancomat o carta. Dall’altra parte Immuni, un software che avrebbe dovuto aiutare una nazione a tenere sotto controllo i contagi in maniera semplice.

Indovinate quale delle due ha subito mesi di attacchi da parte di giornali, televisioni, siti web e liberi pensatori (ma poco preparati in campo informatico)?

Ovviamente Immuni. Per la corsa al bonus cashback, invece, nessuno ha sollevato vespai di inutili polemiche, fake news o dissertazioni informatiche di dubbia competenza.

E la tanto agognata privacy, baluardo irrinunciabile difeso dagli italiani negli ultimi 10 mesi? Svenduta come al Black Friday, al prezzo di saldo di soli 150 euro.

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