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martedì, 19 Novembre 2024
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“Un’autorizzazione eccezionale per gli allevatori asintomatici”, la richiesta per salvare la campagna sarda

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La Campagna non si ferma neppure davanti al Covid. Continua a produrre e richiedere l’attenzione e il lavoro degli agricoltori. In particolar modo gli animali non possono stare neppure un giorno incustoditi e lontano dalle cura degli allevatori. Ed ancora di più le pecore che in questo periodo stanno figliando e necessitano di una presenza quasi costante.

Il problema, doppio, nasce quando gli agricoltori e, come detto soprattutto, gli allevatori si ritrovano in quarantena perché sospettati di positività o sono risultati positivi.  Un dramma nel dramma se questi sono soli, e non hanno nessuno, dipendenti o famigliari che possano sostituirli momentaneamente in azienda.

Secondo le disposizioni, tutti indistintamente, devono stare isolati in casa e non possono spostarsi. Ma in questo caso rischierebbero di lasciare morire gli animali di inedia. Un vero e proprio disastro che decreterebbe la chiusura di tante aziende.

Il problema con il diffondersi del Covid in ogni angolo della Sardegna che sta colpendo ampie fette di popolazione sta diventando sempre più pesante per alcune aziende agricole perché si stanno verificando diversi casi in cui i titolari dell’azienda non hanno nessuno per sostituirli.  

Per questo Coldiretti Sardegna per bocca del presidente Battista Cualbu si appella al presidente della Regione Christian Solinas affinché: “nei casi di positività asintomatiche o isolamenti preventivi, laddove è acclarato che questi non abbiano nessuno per sostituirli in azienda, ci debba essere una autorizzazione eccezionale con l’indicazione dettagliata dell’orario e del percorso, limitato ovviamente solo ed esclusivamente all’azienda. Dall’altra ci deve essere grande senso di responsabilità da parte degli allevatori che si devono attenere a queste prescrizioni, garantendo comunque di non avere contatti con altre persone”.

“Il benessere degli animali, per noi allevatori, è anteposto al nostro – conclude Battista Cualbu -, e come spesso accade e come si conferma anche in questa fase difficilissima, la penuria di manodopera qualificata ci costringe ad andare in campagna e accudire gli animali anche in precarie condizioni fisiche”.

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