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Terapie intensive al 37%: Sardegna a rischio “zona arancione”?

La Regione Sardegna, in una sola settimana, supera di 7 punti la “soglia critica” del 30% di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19. L’ultima rilevazione di Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha fatto scattare l’allarme: l’Isola, col 37% di terapie intensive occupate, potrebbe finire in zona arancione già da domani.

Il 20 novembre infatti ci sarà il nuovo check del Ministero della Salute sulla situazione sanitaria nelle venti regioni italiane e province autonome: il numero delle terapie intensive occupate è uno degli indicatori decisivi per la determinazione dell’area di rischio (gialla, arancione o rossa) delle varie regioni.

Sebbene la crescita del contagio sia lenta, per ogni 100.000 abitanti infatti si registrano 658 casi di coronavirus, il dato delle terapie intensive è particolarmente rilevante perché dice che il sistema sanitario regionale della Sardegna potrebbe non garantire più l’assistenza ai malati di altre patologie (cosa che in parte, si verifica già da marzo 2020, con visite saltate e alcune tipologie di screening sospesi a tempo indeterminato).

La media nazionale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva è attualmente del 42%. Guida la particolare classifica la Lombardia, con addirittura il 64% delle terapie intensive occupate, mente solo Friuli Venezia Giulia, Molise e Veneto sono ancora sotto il 30%. La Sardegna col 37% resta sotto la media italiana, ma la crescita di 7 punti in 7 giorni desta notevoli preoccupazioni.

La Sardegna invece rimane per ora sotto la soglia di guardia del 40% il numero di ricoverati (in reparti non intensivi): secondo l’ultima rilevazione, i pazienti Covid occupano “solo” il 33% dei posti letto disponibili.

Grande attesa dunque per il 20 novembre, data in cui dovrebbe cambiare la cartina dei “colori” della penisola.

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