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giovedì, 14 Novembre 2024
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“Attenzione alle etichette e notizie false sull’agnello IGP di Sardegna”

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“Le etichette fake sull’agnello di Sardegna Igp che stanno girando sui social si prendono gioco della fiducia delle persone e del lavoro serio e faticoso di migliaia di pastori. Come Consorzio dell’agnello di Sardegna Igp abbiamo già denunciato alla Polizia postale e alla Repressione frodi queste falsità e perseguiremo sempre ovunque queste azioni che danneggiano e tentano di squalificare il lavoro dei nostri pastori oltre a creare confusione nel consumatore a vantaggio delle vere frodi alimentari”.

La dura presa di posizione arriva dal Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp che denuncia le etichette fake che pullulano nei social nate da errori grossolani di alcune catene di ipermercati. Ultima in ordine di tempo ad aprile 2020 quando una nota catena di supermercati e ipermercati aveva portato in vendita una coscia di agnello di Sardegna Igp che indicava in etichetta come origine (allevato e macellato) Grecia. Un errore palese dovuto all’uso improprio di un codice da parte di un operatore dell’ipermercato (purtroppo le vere frodi sono molto più sofisticate) che comunque il Contas non aveva sottovalutato ma segnalato alla Repressione frodi e chiesto immediatamente e formalmente all’ipermercato in questione bolle, fatture e tracciabilità.

Qui il link della comunicazione del Consorzio ad aprile: https://agnellodisardegnaigp.eu/contas-segnalato-alla-repressioni-frodi-etichetta-di-agnello-igp-di-sardegna-distorta/

Al Consorzio, grazie a dei consumatori sempre più attenti, sono arrivate diverse segnalazioni di questo errore.

Dopodiché qualcuno (che prestissimo ne dovrà rispondere nelle sedi giudiziarie) ha pensato addirittura di manomettere quella stessa etichetta errata (dove c’era scritto: allevato Grecia e macellato in Grecia) modificando il luogo della macellazione con Olanda e lasciando invece invariato il paese di allevamento Grecia, cosi come il lotto, il peso, la tara e il prezzo.

Una etichetta questa che ha fatto il giro dell’Italia, viste le tantissime segnalazioni arrivate negli uffici del Consorzio da parte dei consumatori. Ed è di ieri un’altra etichetta falsa (datata appunto 12 novembre 2020) sempre riferita all’agnello di Sardegna Igp in cui si riporta che è allevato, macellato e preparato in Yugoslavia, Stato che non esiste più dal 2003.

“Stiamo vigilando e segnalando alla Polizia postale queste etichette false – sottolinea il presidente del Contas -, chi gioca con la buona fede e il lavoro delle persone oneste sono nostri nemici che risponderanno davanti alla giustizia. Ringraziamo le tantissime persone che da tutta Italia ci hanno fatto e fanno delle segnalazioni: significa che non siamo soli in questa battaglia comune contro i banditi del cibo e che il consumatore oggi è sempre più attento e consapevole. Chiediamo aiuto anche ai giornalisti. Questa è una battaglia che ci deve vedere tutti dalla stessa parte, purtroppo in questi giorni abbiamo letto qualche articolo (rari per fortuna che non devono e non possono condannare tutta la categoria) in cui partendo da queste etichette false (prese erroneamente per vere) si davano una serie di notizie sbagliate che hanno confuso e sfiduciato il consumatore e danneggiato i pastori. Vi chiediamo di contattarci, il Contas è sempre a disposizione sia telefonicamente al numero 334.1013034, sia per mail info@agnellodisardegnaigp.it”.

“A brevissimo i colpevoli che in malafede o per gioco hanno falsificato le etichette saranno assicurati alla giustizia – assicura il direttore del Contas Alessandro Mazzette -. Vogliamo ricordare che l’agnello di Sardegna Igp segue un rigido disciplinare che tra le altre cose prescrive che per ottenere questo marchio deve essere nato, allevato e macellato in Sardegna e provenire da pecore autoctone e da un ariete sardo anch’esso. Le altre informazioni che stanno girando in queste giorni sul web sono false. Come Consorzio stiamo intensificando i controlli e stiamo anche lavorando sul tracciamento del Dna, che ci aiuterà e rafforzerà il lavoro nel riconoscere eventuali contraffazioni anche nel banco frigo”.

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