Finalmente in vigore l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di salami, mortadella, prosciutti e culatello per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l’inganno della carne tedesca o olandese spacciata per italiana.
Lo rende noto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare che scade nel weekend il termine di 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.230 del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate”.
Un appuntamento atteso dall’82% degli italiani che secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’ con l’emergenza Covid vogliono portare in tavola prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione.
“Una ottima notizia – commenta il direttore di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – che rafforza la trasparenza a favore sia del consumatore che ha lo strumento per poter scegliere liberamente da chi acquistare e tutela il lavoro dei nostri allevatori dalla concorrenza sleale di chi spaccia subdolamente per italiani e sardi prodotti che arrivano da altri Paesi”.
L’obbligo scatta proprio ad una settimana dalla pubblicazione del decreto Filiera Italia fortemente sostenuto dalla Coldiretti che per la prima volta stanzia un bonus salva Made in Italy a favore della ristorazione colpita dall’emergenza Covid per l’acquisto di prodotti alimentari italiani al 100 % per un importo complessivo di 600 milioni di euro, compresi i salumi da animali nati, allevati e macellati in Italia.
Una norma che consente di fare chiarezza in una situazione in cui 1 prodotto alimentare su 4 sugli scaffali richiama all’italianità, stando ad un’analisi dell’Osservatorio Immagino, senza però – sottolinea la Coldiretti – avere spesso un legame con la produzione agricola nazionale, dalle coltivazioni agli allevamenti.
Ora il decreto sui salumi prevede – spiega Coldiretti – che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali)”; “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali)”; “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali)”. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”.
“Uno strumento importante per gli allevatori e per tutta la filiera che crede e si spende per valorizzare i nostri prodotti – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu che auspica – un immediato e non più rinviabile via libera alla vendita oltre i confini sardi della carne di suini. I numeri (da 26 mesi non si verificano focolai e da 19 mesi non ci sono casi positivi) confermano che la peste suina è sotto controllo e che l’embargo va rimosso dando finalmente respiro alle aziende suinicole”.