Il 28 settembre 2020 l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu ha dichiarato testualmente: “sarebbe bene che i sindaci smettessero di creare allarme perché il sistema sanitario, lo ha dimostrato prima e lo sta dimostrando adesso, è in grado di reggere perfettamente l’urto della pandemia. Anziché creare allarme, facciano il proprio lavoro e vigilino sulle proprie comunità, alcuni in questo periodo non l’hanno fatto”.
Avevamo già contestato aspramente quell’incauta dichiarazione, volta a minimizzare gli effetti della pandemia sulla Regione Sardegna (allora ancora agli inizi, forse si sperava nel miracolo di Sant’Efisio) e a scaricare le eventuali colpe sui sindaci. Fu fatto forse per giustificare le politiche regionali estive, mirate più alla salvaguardia dell’economia turistica del Nord Sardegna che alla tutela della salute dei cittadini? Ai posteri l’ardua sentenza.
Quello che è certo, è che il sistema sanitario sardo non reggeva allora, e non regge ora che i numeri della pandemia stanno salendo e si riavvicinano pericolosamente ai livelli primaverili. La maggioranza delle visite specialistiche sono saltate, il CUP non sta funzionando (provate a fare una prenotazione e fateci sapere), anche i malati oncologici hanno difficoltà di accesso alle terapie. Il tutto si somma a problemi vecchi di decenni di una sanità pubblica bistrattata in favore di quella privata.
“I sindaci fanno allarmismo” sosteneva il 28 settembre scorso l’assessore Nieddu. Dichiarazione aspramente contestata dall’allora sindaco di Gonnosfanadiga, Fausto Orrù e ieri ripresa anche da Emiliano Deiana, presidente dell’ANCI Sardegna.
“L’emergenza non si poteva prevedere” afferma candidamente oggi l’Assessore Nieddu. Ma come? Sono mesi che i sindaci “allarmisti” lanciano grida di aiuto alla Regione! Delle due, una: o l’assessore non ascolta i Sindaci, responsabili della sanità territoriale (e sarebbe gravissimo) oppure l’assessore non è stato in grado di interpretare i dati che arrivavano dal territorio, sottostimando il pericolo e relegandolo a semplice “allarmismo” (e sarebbe altrettanto grave).
In entrambi i casi, la soluzione è solo una: dimissioni immediate e irrevocabili. La Sardegna merita un assessore che ascolti il territorio, che ascolti le raccomandazioni degli scienziati (quelli veri, non i ciarlatani), che abbia a cuore gli interessi dell’Isola e che non assecondi, insieme a tutta la Giunta Regionale, i capricci e le strumentalizzazioni per fini elettorali di qualche capo popolo Lombardo.