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Giochi mortali in via Dante: e se il problema fosse più profondo? Il punto di vista di Francesco Podda

Ieri abbiamo pubblicato la denuncia di una nostra lettrice, in cui si parlava di giochi mortali nella rotonda di via Dante, che ha suscitato una lunga scia di commenti sulla nostra pagina Facebook.

Il nostro intento era semplicemente quello di mettere sul chi vive gli automobilisti, ma la discussione si è subito allargata: qualcuno ha cercato dei colpevoli (genitori, assenza di controlli), altri hanno provato a trovare soluzioni (vigilanza, telecamere, etc), infine altri, come Francesco Podda, provano a cambiare prospettiva e analizzare la situazione partendo “da lontano”.

Vi proponiamo dunque la sua riflessione, che cerca di risalire alle origini di questi comportamenti “sconsiderati” dei giovanissimi, dell’assenza di alternative e di sensibilizzazione al corretto uso della bici. Ma ancora più importante, l’assenza di quel “buon esempio”

da parte degli adulti, che poi sono gli stessi adulti – genitori e non – che dimostrano pari assenza di rispetto e senso civico, magari proprio quando passano accanto a un ciclista.

Ecco la lettera che Francesco, Sangavinese dell’Anno 2019, ha voluto affidare alla nostra redazione.


Ho notato che la totalità dei commenti sull’articolo vedeva come ”colpevoli” un gruppo di ragazzi e andava a richiamare le forze dell’ordine così che (secondo alcuni) riprendendoli si potesse risolvere la situazione.

Vorrei provare a girare la frittata e vederla da un altra prospettiva, che non per forza deve essere quella dei ragazzi in questione (i quali non posso difendere, non conoscendo a sufficienza la vicenda). Mi chiedo: perchè non si inizia un lavoro di sensibilizzazione all’uso della bici e di mezzi alternativi per spostarsi in paese? Perchè non si crea un percorso ciclabile e si danno regole chiare?

I ragazzi imparano a comportarsi bene nella società quando la società stessa gli da un input chiaro.

Ci si lamenta che non ci sono più i giochi di un tempo, ma non si da ai ragazzi gli spazi necessari, i quali si ritrovano per strada perchè viviamo nel ventunesimo secolo e ci sono sempre più strade sulle quali è ormai pieno di macchine (giusto o sbagliato che sia, sono queste a creare il pericolo, se pur il rischio è del ciclista).

Tutto ciò non autorizza nessuno a creare problemi agli automobilisti; ma perchè scaricare la colpa sui ragazzi?! Quando spesso e volentieri chi ha il dovere di dare l’esempio se ne lava le mani perchè ”i genitori non li hanno educati”, dimenticando che volente o nolente viviamo in una comunità e i segnali educativi arrivano sia in famiglia che fuori.

Non ho la presunzione di insegnare niente a nessuno, ma nel caos della vita moderna spesso si perde di vista qualcosa di fondamentale, il bene comune.

Bisognerà iniziare a dare ai ragazzi di oggi e del domani il buon esempio?! Lasciamo sempre 1,5m tra la macchina e la bici, sorpassiamo a velocità adeguata, perchè anche questi sono ”giochi mortali” che il ciclista vive ogni giorno, eppure nessuno si indigna con chi gioca con la loro vita perchè, ipocriti e orgogliosi, non riusciamo ad ammettere che siamo un po’ tutti come quei ragazzi che inseguono le macchine alla rotonda.

Chiudo domandando solo una cosa: se non fate capire quanto per voi valga la vita altrui, come pretendete che i vostri figli crescano con qualcosa che non gli avete lasciato?

Francesco Podda

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