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Emergenza Covid e l’imbuto del sistema sanitario, la ricetta del Dott. Emiliano Tatti

Una riflessione del Dott. Emiliano Tatti, medico ospedaliero che da 11 anni presta servizio come neurochirurgo presso l’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari, che configura la “ricetta” per ottimizzare il sistema sanitario regionale e nazionale, messo a dura prova dall’emergenza coronavirus.

Il pensiero, affidato alla pagina Facebook personale dal dottore, aiuta a capire quale sia il “collo di bottiglia” attuale nella gestione dell’emergenza e suggerisce una serie di azioni che potrebbero mitigarla, se non risolverla del tutto.

Vi proponiamo di seguito – e integralmente – il post del Dott. Emiliano Tatti.


Imbuti.

Proviamo a immaginare un rubinetto perennemente aperto da cui sgorga un flusso d’acqua continuo dentro un imbuto. L’imbuto è capiente e quasi simultaneamente raccoglie e fa defluire l’acqua senza particolari problemi.

Consideriamo ora che, periodicamente, oltre al flusso del rubinetto, nell’imbuto viene versato anche il contenuto di una damigiana.

Abbiamo detto che l’imbuto è capiente e infatti, anche stavolta, riesce a far defluire il flusso d’acqua del rubinetto e quello periodico della damigiana; unico effetto è un certo rallentamento del flusso che determina un innalzamento del livello del liquido dentro l’imbuto senza comunque raggiungere il bordo.

Immaginiamo infine una seconda damigiana che, in via del tutto eccezionale, comincia a versare il suo contenuto dentro l’imbuto proprio nel periodo in cui questo gestisce sia il flusso d’acqua ordinario che quello periodico della damigiana.
A questo punto, seppur capiente, l’imbuto non può più gestire completamente il flusso complessivo, ed ecco che quindi il livello del liquido dentro l’imbuto raggiunge pericolosamente il bordo e rischia di straboccare.

Come gestire una situazione del genere?
Semplicemente cambiando imbuto per il periodo necessario ad affrontare l’eccezionale apporto di liquido.

Se sostituiamo ora “imbuto” con “Sistema Sanitario”, “rubinetto” con “regolare flusso dei pazienti”, “damigiana periodica” con “influenza” e “damigiana eccezionale” con “CoVid 19”, abbiamo tutti gli elementi che caratterizzano la situazione attuale.

Forse appare ora più chiaro che la soluzione migliore potrebbe essere quella di cambiare “imbuto”, cioè modificare temporaneamente il Sistema Sanitario.

Come modificarlo?

Ognuno naturalmente ha le proprie opinioni, ecco sinteticamente le mie:
  1. riaprire e ripristinare le recentemente dismesse strutture ospedaliere (in ogni grossa città ce ne sono diverse).
  2. prevedere dei turni di affiancamento, a rotazione, in Malattie Infettive e in Anestesia e Rianimazione per tutto il personale medico e infermieristico, con l’obiettivo di acquisire le competenze minime per la gestione di apparecchiature di ventilazione e per la gestione farmacologica dei pazienti CoVid (tempo stimato: 15/20 turni di 8 ore ciascuno).
  3. prevedere turnazioni di personale under 45 nei reparti e nelle TI eccezionalmente allestite (ipotesi di composizione: 2 rianimatori, 1 infettivologo, 10/15 medici “neoformati” per struttura; simile composizione per il comparto infermieristico e OSS).
  4. prevedere turnazioni di personale over 45 nelle strutture e nei reparti CoVid free.
  5. riorganizzare i Medici di Famiglia con lo stesso principio: under 45 attrezzati per attività domiciliari, over 45 in attività di coordinamento da remoto.
  6. evitare quanto più possibile chiusure parziali o complete di qualsiasi attività produttiva: un crollo delle entrate del gettito fiscale si ripercuoterebbe anche, e soprattutto, sulle risorse sanitarie del prossimo futuro.
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