Una proposta destinata a far discutere e che, a seconda dei numeri potrebbe essere ricalcata in altre regioni. In Lombardia da giovedì 22 ottobre stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione dei casi essenziali (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità), dalle ore 23:00 alle 5:00 del mattino.
Premettiamo dicendo che il termine “coprifuoco” – abusatissimo nelle ultime settimane e che oggi rimbalza su ogni TG e quotidiano nazionale – non ci piace, anche se siamo costretti a usarlo: evoca scenari di guerra, di regime marziale e di privazione di tutta una serie di libertà fondamentali. Non siamo in guerra, se non virtualmente contro un nemico invisibile chiamato virus, quindi cercheremo di usare sinonimi – ove possibile.
Ma torniamo a noi. La proposta di restrizione degli spostamenti notturni in Lombardia, firmata all’unanimità dai sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, dal presidente dell’Anci Mauro Guerra, dai capigruppo di maggioranza e di opposizione e dal presidente regionale Attilio Fontana, è stata accolta dal ministro della Salute, Roberto Speranza, per fronteggiare la diffusione del virus. Oltre a quello che di fatto sarà un lockdown notturno, tra le proposte messe in campo dai sindaci c’è anche la chiusura dei centri commerciali (non alimentari) nel weekend.
La proposta nasce dalla rapida evoluzione della curva dei contagi in Lombardia (regione già fortemente provata dalla prima ondata) e dagli studi del Comitato Tecnico Scientifico lombardo, secondo le cui stime, il 31 ottobre 2020, potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva.
Questa soluzione di chiusura totale notturna potrà essere estesa ad altre regioni, ad esempio la Sardegna? Difficile a dirsi, ogni Regione ha numeri differenti e soprattutto sindaci differenti (primi cittadini a cui è stata delegata un’ampia fetta di responsabilità, con il DPCM del 18 ottobre 2020). Oggi abbiamo registrato ulteriori 159 nuovi casi di positività al Covid-19 in Sardegna, che portano il totale oltre i 3.500 positivi. Resta critica la situazione negli ospedali isolani, con 210 ricoverati con sintomi e 33 in terapia intensiva. Numeri che pongono la Sardegna, secondo il Commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri, tra le regioni ad alto rischio per la tenuta del sistema ospedaliero.