L’impennata dei casi di contagio da Covid-19 inizia a far temere una seconda ondata di restrizioni e fa tornare l’incubo lockdown. Per questo motivo, probabilmente, anche gli scettici stanno scaricando Immuni, applicazione per il contact tracing lanciata dal Governo lo scorso giugno di superare quota 7 milioni in Italia. Certo, ancora pochi se si considerano i 18 milioni di scaricamenti in Germania, ma è un dato importante.
In Italia quindi Immuni è stata installata sul 18% dei dispositivi, percentuale dalla quale sono esclusi i minori di 14 anni. Numeri in crescita, ma ancora troppo bassi: si stima che per essere pienamente efficace, sarebbe necessaria l’installazione su almeno il 60% dei telefoni. In questi primi mesi di utilizzo l’app ha inviato circa 6.000 notifiche e al momento 357 utenti positivi hanno caricato i codici “avvisando” le persone entrate in contatto con loro che, ricevendo la notifica, possono tempestivamente mettersi in contatto con le autorità sanitarie e svolgere tutti i controlli di rito.
Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica di Roma, qualche giorno fa, parlando del rischio di lockdown localizzati, aveva affermato che “innanzitutto bisogna controllare l’epidemia con i comportamenti, sostenere il tracciamento con l’app Immuni e fare la vaccinazione antinfluenzale. È chiaro che se questo non viene fatto, potremmo essere costretti a lockdown localizzati, proporzionati alla diffusione. In questo momento, le Regioni più a rischio sono Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna. Dobbiamo però assolutamente escludere di dover ricorrere a lockdown generalizzati”.
Come funziona Immuni? Innanzitutto, niente geolocalizzazione. Il funzionamento dell’app “Immuni” si basa su Bluetooth. Ogni volta che il Bluetooth del telefono entra in contatto con quello di un altro telefono dotato della stessa app, si scambierà un identificativo alfanumerico (un ID temporaneo che cambia ogni 15 minuti), che verrà salvato sul cellulare. Se il proprietario del telefonino si ammala o viene trovato positivo gli viene consegnato (a lui o ai suoi parenti) un codice TAN (Transaction Autentication Number) con il quale può inviare al Ministero della Salute, attraverso l’app, i dati su tutte le persone che ha incontrato negli ultimi 15 giorni, e che erano dotate della stessa app sul telefonino. In maniera automatica queste persone verranno allora raggiunte da un messaggio che le avvertirà che sono entrate in contatto con una persona positiva al Covid 19, dando loro una serie di istruzioni.
L’utilizzo dell’app non è obbligatorio, ma è uno strumento fondamentale per la lotta al contagio. Come ha spiegato Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, “l’app sarà solo volontaria, quindi non ci potranno essere limitazioni delle libertà personali qualora una persona decida di non scaricarla”.