La pandemia ha messo in luce le mancanze del nostro sistema sanitario, rese più palesi le mancanze e i difetti, svelata un’incapacità nel garantire i diritti in situazioni di emergenza, messo a nudo le conseguenze drammatiche di un processo in atto da anni – quello di smantellamento del sistema pubblico, sanitario e non.
Oggi, i cittadini stanno testando sulla loro pelle cosa accade quando il sistema sanitario entra in crisi, rallenta o si ferma. Ma stiamo sperimentando anche gli effetti di uno sgretolamento in atto da anni. Un problema che non riguarda singoli gruppi di cittadini (i diabetici, i cardiopatici, i malati di tumore, i neonati e i bambini) ma tutte queste categorie insieme. Riprendere le visite e i controlli, assicurare la prevenzione, garantire un’assistenza puntuale e rispondere alle urgenze: tutto si prenota e in ciò non ci sarebbe nulla di male se i tempi fossero celeri. Invece no, i tempi di attesa sono più che raddoppiati, non c’è risposta alle urgenze. È evidente che è necessario ripensare il funzionamento di tutto il sistema, bloccare il processo di smantellamento, riorganizzare le risorse che si hanno a disposizione per sfruttarle al meglio, per garantire i servizi a tutti. Riorganizziamoci.
Nei mesi scorsi, a San Gavino, il pensionamento di uno dei due pediatri di libera scelta ha reso disponibile nell’ambulatorio di via Nurazzeddu un solo pediatra: ciò ha portato i cittadini a chiedere un secondo pediatra, ovvero, la naturale sostituzione del medico andato in pensione. Anziché una sostituzione, è arrivata una soluzione “tampone”, ovvero la messa a disposizione di un altro pediatra del distretto, per un solo giorno a settimana per due ore al giorno, anche nell’ambulatorio di San Gavino. Una boccata di sollievo, una piccola “vittoria” certo, ma comunque un contentino. Così, a San Gavino, sono disponibili per i bambini da zero a sei anni due pediatri, per pochi giorni e poche ore la settimana. Non tutti i giorni, come dovrebbe essere, a nostro avviso. Se si guarda gli altri comuni del distretto, la situazione non è migliore. All’unico pediatra di Villacidro, grazie alle proteste dei cittadini, sempre nelle scorse settimane, è stato affiancato un secondo pediatra, anche stavolta non con la nomina di un nuovo pediatra, ma con il “trasferimento” di uno già attivo nel territorio. Ancora una soluzione “tampone”. Perché?
La stessa cosa vale per diabetologia, dove nei mesi scorsi è partitolo lo smantellamento del servizio attivo presso l’Ospedale Nostra Signora di Bonaria e il contemporaneo trasferimento di parte delle attività presso l’ambulatorio di Sanluri. Lasciando da parte i motivi (più o meno oscuri), le giustificazioni, le controversie, le spiegazioni: il fatto è che il servizio si riduce, si indebolisce. La rivolta dei cittadini di tutto il distretto è giustificata non solo dal gran numero di pazienti con diabete (in crescita e, se proprio vogliamo dirla tutta, tra le categorie più a rischio in caso di contagio da Covid-19), ma anche dal fatto che un servizio come diabetologia deve essere necessariamente affiancato da una struttura ospedaliera in cui sono presenti altri reparti dove spesso, lo stesso paziente con diabete, deve recarsi. Il problema si ripete: la presenza di ambulatori deve essere capillare, non ridotta a un unico ambulatorio (peraltro, a Sanluri, cioè lontano dall’ospedale), e il servizio deve essere quotidiano. Un paziente con diabete deve avere un punto di riferimento – tutti i giorni, per più ore al giorno! – nelle vicinanze della propria abitazione (nel proprio comune o in comuni immediatamente vicini), se non addirittura un servizio a domicilio! E ci deve essere un appoggio anche nel centro ospedaliero più vicino.
Uno sguardo ai documenti disponibili relativi al progetto del nuovo ospedale ci lascia disarmati e ci instilla un dubbio fortissimo, che forse qualcuno dei nostri lettori sarà in grado di fugare: è vero che non è prevista una sezione dedicata alla diabetologia? Quale sarà, allora, eventualmente, la nuova postazione ambulatoriale a San Gavino per i diabetici del circondario? I servizi di base come pediatria e diabetologia devono essere a disposizione tutti i giorni a settimana per almeno un paio d’ore al giorno e raggiungibili da tutti i cittadini in tempi relativamente brevi. Se così non è, è il momento di reagire.
Se, infatti, ho un problema ma non so a chi rivolgermi, cosa faccio?
1) Rinuncio, rimando, tanto “non è importante” (trascurare un controllo siginifica scarsa prevenzione e questo, nel caso di tumori, diabete e problemi cardiocircolatori, si sa a quali drammatici esiti può condurre…);
2) Mi curo da solo (per cose “di poco conto” può anche funzionare, ma con i casi gravi?);
3) Mi rivolgo a un privato, a pagamento (se ho soldi, quindi una soluzione non accessibile a tutti, e comunque “ingiusta” se risulta essere l’unica opzione disponibile). E così via…Proviamo a pensare a quante volte, non solo oggi ma anche negli anni passati, abbiamo fatto questi ragionamenti: è giusto continuare così?
A proposito di via Nurazzeddu, si segnala inoltre un dettaglio: attualmente si ricevono gli utenti solo per appuntamento e si può accedere soltanto una persona alla volta (senza accompagnatori), quando è il proprio turno. Ciò significa che – con la pioggia o con il sole rovente – gli altri (pazienti e accompagnatori) aspettano fuori. Dalle 10 del mattino in poi, non c’è più un filo d’ombra in quel cortile, ma anziani e neonati devono aspettare il proprio turno lì, senza un riparo, senza una sedia. Semplicemente, chi deve organizzare una risposta ai problemi scaturiti dalla pandemia (ma anche ereditati dal passato), lo faccia per bene e per il bene di tutti, anche in questi “piccoli” e apparentemente irrilevanti dettagli.
La.F.