In una lunga intervista curata da Emanuele Lauria per il quotidiano La Repubblica (del 31 maggio 2020, pagina 11), il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, parla del passaporto sanitario, delle polemiche con la Regione Lombardia.
Ne riportiamo uno stralcio, con le domande e le risposte più significative riguardanti il turismo, il commercio e il flusso di viaggiatori da e per la Sardegna.
Presidente Solinas, siamo alla stretta: passaporto sanitario sì o no?
«La mia proposta non nasce dal nulla. Si inserisce in una linea di tendenza internazionale»
Da ogni dove, intanto, sono arrivate le critiche.
«Solo una questione di termini. Vogliamo chiamarlo certificato di negatività? Ma guardi che di “passaporto” parla anche l’organizzazione mondiale per il turismo, che ha scelto questa formula per le Canarie. E la Corsica ha chiesto a Parigi di poter introdurre lo stesso obbligo. Da noi, nei fatti, è già realtà».
Prego?
«Dal 21 maggio abbiamo riaperto ai voli privati. E a decine, provenienti da tutto il mondo, si stanno presentando già con il loro certificato di negatività, in base a protocolli con le società di gestione degli aeroporti».
Il ministro Boccia ha rammentato che limitare la libera circolazione delle persone è incostituzionale.
«Già oggi, per norme e protocolli statali, se una persona è positiva non può circolare liberamente in Italia. Noi diciamo la stessa cosa: se uno è infetto non può imbarcarsi per la Sardegna. Cerchiamo fino all’ultimo un’intesa con il governo. Che però, se continuerà a dirci no senza proporre soluzioni valide, dovrà assumersi la responsabilità di un’apertura senza controlli».
Avete un piano B?
«Un sistema misto di autocertificazione e di tracciamento con app dei turisti. Ma è una soluzione, voglio specificare, in subordine».
Il governo si appresta a riaprire tutti i confini regionali, al di là dei diversi tassi di contagio. Scelta giusta?
«Le spinte verso la riapertura sono forti. Alla luce di ciò che è accaduto in altri Paesi che hanno riaperto prima di noi e oggi si ritrovano con i contagi di ritorno, avrei tenuto una cautela maggiore. Ma non facendo una chiusura di intere regioni, piuttosto puntando su uno screening accurato di chi si sposta. Il virus cammina sulle gambe delle persone, indipendentemente da dove provengono. Se uno è negativo al virus, può essere di qualsiasi regione: e noi, i negativi, li accogliamo a braccia aperte».
Anche i lombardi.
«Ma ci mancherebbe. Con quella regione abbiamo un rapporto storico. Ecco perché non ho capito la polemica del sindaco Sala, costruita a tavolino. Mai pensato di chiudere i confini ai milanesi. Anzi, venga pure lui in Sardegna, lo invito per un aperitivo. Basta che porti il certificato».
Non è che tutto ciò finirà per dare un altro colpo al turismo in Sardegna?
«Guardi, inevitabile che ci sarà una contrazione della domanda turistica. Molti hanno paura, moltissimi hanno subito perdite economiche tali da rinunciare alle vacanze. E poi diversi Paesi sono ancora chiusi per colpa dell’epidemia. Ecco perché puntiamo sul turismo interno. Siamo un popolo ospitale. Questa emergenza ci fa coniugare ospitalità e sicurezza. Dica pure che ne abbiamo fatto un brand. Ma sono certo che sarà vincente».