Approda all’URP dell’ASL di Sanluri la lettera di reclamo di 94 genitori come protesta per la mancata sostituzione del Dott. G. Vacca, pediatra a San Gavino Monreale andato in pensione lo scorso 4 maggio 2020. C’è, da parte dei genitori, la consapevolezza che la carenza di pediatri non riguarda soltanto San Gavino Monreale o il Medio Campidano, ma tutta la Sardegna e il territorio italiano. Il problema non nasce oggi, in piena emergenza da Covid-19, ma è decennale, come denunciava un’indagine di Altroconsumo già nel 2011. La denucia si rivolgeva “al ministero della Salute per chiedere la modifica del calcolo del numero dei pediatri”, unita all’avvertimento da parte dell’Antitrust, che evidenziava, sempre nel 2011 “come il meccanismo di calcolo del numero di pediatri non sia idoneo a garantire un adeguato servizio all’utenza”, non sono valse a molto.
Oggi, quasi 10 anni dopo, la situazione non è affatto migliorata. Il numero di pediatri ha continuato a scendere. In Sardegna, il numero di pediatri scende con una media di un pediatra in meno all’anno, secondo i dati del SISAC. Ma allora che fare dato che la situazione sembra ben radicata e lungi dal risolversi con una semplice lettera? Nella migliore delle ipotesi chi ha il dovere di risolverlo alzerà le spalle, diciamo pure con negligenza, pensando che tanto si tratta di “poche mamme” e che, in fondo, i bambini cresceranno e il pediatra, a partire dai 6 anni, non sarà più obbligatorio; i genitori potranno rivolgersi quindi al medico di base e dimenticarsi del problema. Nella peggiore, dirà in aggiunta, con disprezzo, che “le mamme si lamentano sempre e per ogni cosa”. Difficilmente le mamme di neonati oggi possono contare del supporto delle mamme che erano scontente qualche anno fa, perché ora, visto che i loro bambini sono cresciuti e si trovano bene con il medico generico, potrebbero non sentire più il problema. Ma anno dopo anno i nodi ritornano al pettine, nuove mamme continuano a subire il disservizio perché niente viene risolto e si procede, al massimo, con qualche rattoppo qua e là.
Uno degli esempi riscontrati negli ultimi anni riguarda i pazienti del Dott. Moi, che da solo copre i comuni di Sardara, di Gonnosfanadiga e di Pabillonis e che, nel 2016, aveva raggiunto il tetto massimo di 800 posti. Protestavano le mamme che non potevano registrare i figli più piccoli presso lo stesso pediatra dei maggiori per mancanza di posti. Vennero fatte deroghe, consentite in questi casi, per iscrivere i figlio presso le liste dello stesso pediatra, anche oltre il limite consentito. Eccezioni, quindi, mai modifiche sostanziali e valide per tutti. Stesso identico problema in altri comuni, come ad esempio Villacidro, paese popoloso ma attualmente con un unico pediatra. Sin dal 2013 si segnalavano criticità a Villacidro, come a Sardara e in altri comuni della stessa ASL relative al raggiungimento della quota massima di pazienti pediatrici. Per quanto riguarda San Gavino, già nel 2014 arrivavano segnalazioni analoghe, in quanto decine di famiglie erano “rimaste senza la copertura medica di un pediatra”. Il problema, allora, pare fosse stato risolto con la nomina della Dott.ssa Mura, ad oggi, tuttavia, di nuovo l’unica rimasta a fronteggiare l’intero carico di pazienti di San Gavino Monreale. E non solo, dato che la Dott.ssa Mura, che fa la spola tra Arbus, Guspini e San Gavino, coprendo un raggio di più di 20 Km, è attualmente, l’unica pediatra disponibile in due dei due paesi, ad eccezione di Guspini (fino al prossimo pensionamento?), con tutti i disagi – per i pazienti e per il medico stesso – che una simile situazione comporta.
I pediatri non sono in numero sufficiente rispetto al numero dei bambini; vi è spesso incompatibilità con l’unico pediatra a disposizione; si costringono i genitori a rivolgersi ad altri pediatri lontani dal proprio comune, spesso a pagamento, quando possibile: vi sono difficoltà di spostamento per chi non ha a disposizione un’auto e difficoltà economiche per pagare prestazioni che sarebbero gratuite presso un pediatra convenzionato. C’è chi ha sostenuto, nei giorni scorsi, che il problema sarebbero le convenzioni, la frammentarietà, la mancanza di un sistema strutturato, coordinato in grado di monitorare da vicino le famiglie, di fornire un servizio in maniera capillare, accurata e soprattutto tempestiva, di garantire i diritti per tutti, anche attraverso un’assistenza domiciliare, divenuta come abbiamo visto fondamentale ai tempi del Covid-19. Dobbiamo continuare in questo modo?
Ora, le nuove mamme (ma anche gli attuali medici pediatri) non solo ereditano un problema che si sta trascinando da più di dieci anni, ma devono fronteggiare in questo modo anche la difficile e drammatica emergenza coronavirus. Siamo di fronte alla conseguenza di una sistematica e decennale operazione di tagli e mancate sostituzioni, che riguarda certamente più settori, ma è particolarmente grave quando colpisce i bambini, il nostro futuro: dobbiamo affrontare così una crisi sanitaria?
La.F.