Da più di un mese siamo costretti in casa, viaggiare è diventato un ricordo lontano. Forse allora ricordare e raccontare i viaggi che potevamo fare sino a ieri aiuta, aiuta a capire che viaggiare è una fortuna, un lusso, un privilegio per pochi. Viaggiando si impara, si cresce, si cambia. Nuovi orizzonti, nuove prospettive si aprono davanti ai nostri occhi; nuovi incontri, nuove vite si incrociano alle nostre; di fronte ad altre culture, ad altre lingue capiamo quanto può essere diverso il mondo rispetto a ciò che eravamo abituati prima di partire. Dopo un viaggio, dopo un’esperienza in luoghi lontani si torna indietro cambiati, più ricchi, con la sensazione di essere più vivi. Ci è venuta la curiosità di ascoltare qualcuno di questi viaggi e abbiamo chiesto a Emanuela Peddis di raccontarci il suo…
Nel 2018, subito dopo la laurea in lingue, la tua decisione di partire per l’Australia. Perché? Cosa ti ha spinto e quali erano i tuoi obbiettivi, se ne avevi?
L’idea di partire dopo la laurea girava nella mia testa da tempo. Grazie a una brutta esperienza in ospedale alla conclusione del mio percorso universitario decisi di rendere quell’idea realtà. Volevo prendermi un po’ di tempo per capire cosa davvero volessi fare, mi sembrava il momento più adatto per fare un’esperienza di vita forte, importante.
Non avevo obiettivi particolari ma sapevo che buttarmi nella ricerca di un lavoro non mi avrebbe dato ciò di cui avevo bisogno in quel momento.
Perché l’Australia e non qualche altro luogo in Europa, o l’America?
Non ho mai sognato l’Australia, non era una meta che nei miei tanti progetti avevo mai valutato. Al contrario, l’America e il Sud America erano le due opzioni ai primi posti. L’Europa, per quanto poco, la conoscevo, la vedevo troppo vicina a me a livello culturale, non pensavo mi avrebbe dato quel tipo di esperienza che cercavo. Una chiacchierata con un mio caro amico che si trovava in Australia da pochi mesi mi fece venire la voglia e la curiosità di scoprire questo continente. Iniziai a leggere e a informarmi, e più mi sembrava lontana, sconosciuta, diversa e ostile più l’idea di partire proprio lì diventava reale.
Ci hai mandato foto di panorami bellissimi, una natura “selvaggia”, ma anche Sidney e il capodanno in estate e qualcosa perfino da un breve viaggio in Nuova Zelanda. Quali sono i tuoi ricordi più belli?
Il mio viaggio nell’outback, il deserto australiano, alla scoperta di una terra selvaggia che per tanto, troppo tempo è stata depredata, sfruttata e strumentalizzata. L’incontro con gli aborigeni e la loro storia mi ha aperto gli occhi su tante cose ed è sicuramente un’emozione che non dimenticherò mai. La vera Australia appartiene a loro e quando mi sono trovata nel suo centro, davanti al monolite più grande della terra mi sono sentita viva. Quel luogo, ti offre una tale comunione con la natura molto difficile da descrivere a parole. Sono emozioni uniche.
Dal posto più disabitato del continente sono passata alla zona più abitata. L’altro mio bel ricordo è stato il noleggio di un minivan. Ho percorso parte della costa est dell’Australia, macinato non so quanti chilometri, cucinato all’aperto e mi sono svegliata ogni mattina in un posto diverso. Ho vissuto con l’essenziale godendo di ogni alba, tramonto e di ogni incontro che il percorso mi offriva, con persone e animali. Forse più che un ricordo in sé, è il ricordo di una sensazione. Una sensazione che auguro a tutti di provare prima o poi.
Eri sola, in un paese straniero, nessun problema (o quasi?) per la lingua, ma che dire delle abitudini di vita, dei rapporti con gli altri? Quali sono state le difficoltà maggiori?
Nessun livello di inglese ti può preparare all’incontro con un australiano doc. È tutta questione di farci l’orecchio ma gli australiani hanno un modo tutto loro di esprimersi. Mi è capitato di parlare con ragazzi britannici o americani che non riuscivano a capire certe parole (prettamente di uso australiano) che ormai erano entrate nel mio vocabolario. Gli australiani sono un popolo estremamente cordiale e disponibile. Hanno un profondo rispetto della natura, del posto in cui vivono e delle persone che lo abitano con loro, con dei valori che sicuramente in Italia ci scordiamo. Per quanto riguarda le difficoltà, come sai l’Australia è un continente immenso, quindi credo di aver vissuto quelle che ogni australiano vive: le grandi distanze. Per spostarsi da una città all’altra ci vogliono ore e da uno stato all’altro giorni di viaggio. Se ti allontani dalla costa bisogna assicurarsi di avere le scorte di benzina perché chissà quando incontrerai un’altra stazione di servizio. Per non parlare degli animali, quello è un lungo discorso a parte!
Nonostante questo non mi sento di aver trovato difficoltà insormontabili, per chi come me non soffre la solitudine anche il viaggiare da soli diventa stimolo e motivo di crescita.
Tanti sardi anche in Australia, perché gli europei hanno il privilegio di poter viaggiare non solo per svago e turismo, ma anche per cercare fortuna altrove, per lavoro. E il legame con la Sardegna resta forte?
Per quanto mi riguarda è rimasto forte.
Non ti nego però che non mi sarebbe dispiaciuto rimanere oltre l’anno che mi ero prefissata. La Sardegna è e resterà sempre casa, quindi spero un giorno, dopo aver fatto tutte le esperienze che vorrei fare di trovare un lavoro che mi permetta di stare qui. Ma prima d’allora penso sia importante sfruttare tutto il tempo che questa età mi offre per vedere più angoli di mondo possibili.
A volte si viaggia perché si può ma anche si deve, per cercare qualcosa che non si trova, o persino per cercare se stessi. Tu cosa hai trovato?
Beh il mio è stato sicuramente un viaggio di ricerca. Viaggiando sola ho avuto molto tempo per riflettere e imparare a cavarmela mi ha dato maggior consapevolezza di me. Tutte le cose negative e le difficoltà che si sono presentate in quell’anno le ho sempre trasformate in opportunità ed è una cosa che ho imparato a fare lì e che mi porto dietro da allora. Non dico di aver trovato me stessa ma sicuramente ho una conoscenza maggiore di me stessa.
Poi nel settembre 2019 il ritorno in Sardegna e la notizia, a pochi mesi di distanza, del catastrofico incendio che ha devastato l’Australia (ma anche altre regioni del mondo) per diversi mesi. Come l’hai vissuto?
I bushfires sono molto frequenti in Australia e vi stupirete nel sapere che per un verso sono parte essenziale dell’ecologia del continente. All’inizio di questa grande catena di incendi io mi trovavo ancora lì ma mai mi sarei aspettata che potessero sfociare in qualcosa di simile. A novembre quando le immagini di foreste, paesi e posti che avevo visitato solo due mesi prima venivano mostrate in tv completamente bruciati non è stato facile trattenere le lacrime. È stata casa mia per un anno, è una terra che per quanto ostile offre dei paesaggi e un’unione con la natura unica. Pensare che tutto questo stava bruciando, che persone e animali stavano morendo mi rendeva veramente triste. Sono stati mesi difficili, ma gli australiani sono un popolo forte e combattivo e la natura rinizierà a vivere riprendendosi i suoi spazi, cosa che sta già succedendo.
Ora sei a San Gavino, come tutti, costretta a stare in casa. I viaggi e i paesaggi sembrano un ricordo lontano. Eppure non sei proprio ferma: tra i giovani volontari che contribuiscono, attraverso la Caritas, ad alleviare i disagi di questa quarantena, fai la tua parte. Cosa fai esattamente? Quali sono le esigenze che cercate di soddisfare e i problemi? Ma soprattutto: cosa significa per te?
Non sono mai stata una persona che riesce a stare ferma. Mi piace impegnarmi e rendermi utile, cosa che ho ricominciato a fare subito dopo il mio ritorno. Certo, avevo dei progetti, ma non sono una che si lamenta, mi rimbocco le maniche e come hai detto tu faccio la mia parte. A giorni alterni, consegno i pasti della mensa agli anziani che per ovvi motivi non possono uscire di casa. Siamo in due che che fanno questo lavoro, per garantire una continuità agli anziani che ormai ci conoscono e si fidano. Poi ogni sabato consegniamo i pacchi con i viveri e il pane dalla Caritas, ognuno di noi sa già dove andare così da garantire la privacy di ogni persona. Inoltre abbiamo degli anziani che ci chiamano quando hanno bisogno di spesa, ritirare ricette o andare in farmacia. All’inizio molte persone ero restie ad accettare questo servizio, ma ormai si è creato un rapporto di fiducia con tutti. Certo non è facile entrare in contatto con situazioni di disagio o simili e a volte non sai come comportarti. Alcune persone si confidano, altre vorrebbero un po’ di compagnia e il non poterle accontentare è dura. Per me è sempre bello mettermi a servizio, anche se sarebbe più semplice voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla. Si tende sempre a pensare che la propria situazione sia peggiore di quella dell’altro, ma credo fermamente sia importante sentirsi responsabili verso il prossimo, soprattutto in una situazione del genere. Si da’ tanto ma si riceve molto di più.
Che messaggio vuoi mandare ai sangavinesi che ci leggono?
Più che un messaggio mi piacerebbe esprimere un desiderio. Sarebbe bello se l’ondata di generosità di questo periodo (che coinvolge tutti i campi non solo per quanto riguarda la Caritas) non si fermasse con la fine di questa situazione di disagio. Mi piacerebbe vedere un paese che riuscisse, dal brutto di tutto ciò che è stato, a trovare stimoli e nuova forza per ripartire non come prima ma meglio di prima. Abbiamo visto com’è bello quando tutti ci rimbocchiamo le maniche per il bene comune, perché non continuare a farlo?
La nostra domanda finale è sempre una lettura: ne hai una che vorresti indicarci?
Non ho dubbi: In un paese bruciato dal sole, l’Australia. Ho letto questo libro poco prima di partire e mi sono innamorata ancor prima di mettere piede nella terra dei canguri. Bill Bryson nei suoi libri di viaggi è unico, riesce a portarti con lui attraverso i luoghi che racconta facendoti sognare. Credo sia importante farlo soprattutto ora, in attesa di poter viaggiare ancora.
La.F.
Se vi siete persi le precedenti “interviste in quarantena”
01. Gianrico, reclusione forzata e cultura della bicicletta, 14 aprile 2020
02. Roberto Spano, il Centro Multidisciplinare Acahual e la rigenerazione tra Sardegna e Messico, 16 aprile 2020