Si susseguono i tentativi di fornire un contributo all’emergenza coronavirus da casa, da parte di privati cittadini o ditte. In particolare in Sardegna, data la grave carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI), cresce la creatività e la collaborazione per produrre mascherine (ad esempio, per opera di numerose sarte attive nel nostro territorio) e visiere.
Quella della stampa 3d è una tecnica (relativamente) recente che consente di produrre oggetti tridimensionali a partire da un oggetto 3d digitale. Per la realizzazione di oggetti di questo tipo è necessario uno specifico software e, naturalmente, una stampante 3d.
La settimana scorsa era apparsa sul Fatto quotidiano una notizia dal Bresciano che riguardava la stampa in 3d delle valvole per i respiratori
, uno dei possibili modi utili con cui utilizzare la stampa 3d.Alcune persone nell’isola che lavorano in questo ambito si sono già attrezzate per realizzare in questa maniera delle visiere protettive e hanno messo a disposizione online anche dei tutorial, come quello presentato sul sito: www.3dmaker.systems/blog/visiera-facciale-protettiva-3dmaker/ dove leggiamo: “Prendendo spunto da una serie di idee e progetti trovati in rete abbiamo cercato un modo facile e veloce per costruire una maschera facciale protettiva destinata agli operatori sanitari. Da una rapida inchiesta su vari gruppi Facebook (non necessariamente di stampa 3d) è emersa una situazione veramente disperata: tanti operatori sanitari, volontari del soccorso, operatori del commercio hanno chiesto informazioni e confermato la non disponibilità in commercio di una simile protezione facciale.”
Segnaliamo a tal proposito l’avviso di Antonio Onidi che due giorni fa su Facebook ha annuciato: “Chiedo a chi è più esperto di me o del settore, possono davvero essere utili queste protezioni? C’è la possibilità di produrle velocemente e a basso costo mediante la stampa 3d, ma mi chiedo se davvero servono e sono utilizzate (nel settore medico, assistenza, protezione civile, associazioni soccorso, etc.).” Il prototipo utilizzato da Onidi è quello di Pruza, riportato qui www.prusaprinters.org/prints/25857-protective-face-shield-rc1/comments
Ecco una galleria fotografica con il modello stampato da Antonio Onidi, che prende spunto da vari progetti trovati in rete, ma è stato completamente ri-disegnato, nella speranza di renderlo più facile da stampare e produrre. I file e le info del progetto
sono rilasciati sotto licenza pubblica “CC creative commons, attribuzione – Non Commerciale 3.0 (CC BY-NC 3.0)” quindi utilizzabili liberamente e gratuitamente per scopi non commerciali.Occorre dunque capire fino a che punto queste visiere potranno essere utilizzate da chi, in questi giorni, si trova necessariamente a contatto con pazienti affetti da Covid-2019. Sul sito 3dmaker infatti leggiamo la precisazione: “l’oggetto in questione non è un presidio medico certificato per cui il suo uso è lasciato a discrezione dell’utilizzatore”.
Intanto, sul “versante opposto” circolano annunci (in questo caso fuori dall’Italia) da parte di chi è in cerca proprio di stampatori 3d in grado di fornire questo tipo di visiere. Insomma, sembra proprio che a qualcuno possano essere utili per davvero.
Il proposito ci sembra buono: speriamo che sia confermata presto anche la sua utilità e che si possano moltiplicare nell’isola le iniziative di questo genere!
La.F.