La maggior parte di noi sgrana gli occhi sorpresa davanti a questa epidemia che sembra riportarci al medioevo. Altri, però, con meno stupore, osservano: è il 2020, una data che da tempo i cosiddetti “esperti” avevano indicato come decisiva per il verificarsi in maniera più incisiva di eventi di natura “catastrofica”, effetto dei cambiamenti globali che stanno sconvolgendo il pianeta.
Le pandemie – e quindi anche questa diffusione di Covid-2019 (o SARS2) – sono sintomo della “malattia” del nostro pianeta e non possono più essere considerate “eccezioni”, avvenimenti straordinari destinati in qualche modo a risolversi. Al contrario, saranno sempre più probabili, frequenti e devastanti. In particolare, recenti indagini mostrano una connessione tra la diffusione di pandemie e la distruzione degli ecosistemi, ovvero, la rottura dell’equilibrio tra specie viventi per opera delle scellerate azioni umane (ad es. https://www.lanuovaecologia.it/coronavirus-perdita-biodiversita-report-wwf/).
Tutto ciò ci confonde, non vogliamo crederci e vorremmo evitare saperne di più perché ne siamo terrorizzati, perché ci sembra una cosa troppo grande per noi. Eppure l’uomo, di fronte alle tragedie, in qualche modo riesce sempre a trovare la forza di andare avanti. C’è qualcosa, in noi, che anche di fronte all’orrore ci spinge a vivere, a ricercare nuovi equilibri. Ma in che modo? Una direzione nuova, scelte giuste, migliori per il pianeta, migliori per noi.
Ai tempi del coronavirus, mentre siamo in isolamento a causa della pandemia, apprendiamo che:
1) Si possono lasciare a casa le automobili, si può andare a piedi o in bici. E magari verrà in mente a qualcuno di promuovere le aree pedonali, i percorsi a piedi in paese e in campagna e le ciclabili, se ci convinciamo noi per primi della loro utilità!
2) Si può lavorare da casa e i datori di lavoro sappiano che lo si potrà fare anche dopo questa emergenza, così da evitare inutili movimenti di persone e di automobili, inutili emissioni tossiche.
3) Si può fare una spesa solo “per necessità”, senza dover uscire nei grandi centri commerciali, senza fare shopping sfrenato, ridando finalmente nuova vita e speranza ai piccoli negozietti dietro casa. Danneggia l’economia? Cosa preferiamo: far sopravvivere l’economia o sopravvivere prima noi e poi l’economia, magari con nuove coordinate? Scegliamo…
4) Se facciamo la spesa per necessità, riduciamo gli sprechi. E, se riduciamo gli sprechi, riduciamo anche lo sfruttamento sfrenato e incosciente delle risorse del pianeta (disboscamenti, predazione di specie selvatiche, distruzione ecosistemi e perdita della biodiversità), che è una delle principali cause di questo disastro. Inoltre, lasciamo le “riserve” per le situazioni di emergenza (pandemie, alluvioni, incendi, cicloni e così via).
5) Se acquistiamo dai piccoli negozianti, di solito acquistiamo prodotti sfusi, con meno imballaggi che nei supermercati. Meno imballaggi, meno plastica, meno rifiuti, altro esorbitante problema planetario. I piccoli negozianti potrebbero mettere a nostra disposizione dei dispenser per vendere sfusa qualunque cosa: dai legumi ai detersivi (biologici), dal latte alla pasta, e così via. Pensate che così l’economia non si riprenda? Si riprenderà, con un decisivo cambio di direzione, mentre acquisteranno importanza nuovi valori. Stabiliamoli noi…
6) Tornando al coronavirus, se è vero che il virus resta sulle superfici di carta 1 giorno, su quelle di plastica 3 giorni, facciamo questo esercizio quando andiamo a far la spesa: meno plastica, più carta… quasi un gioco, ma magari ci resterà l’abitudine, fino a scegliere di non acquistare mai più niente di plastica dai negozi! E ciò vale anche per tutti gli altri oggetti della nostra vita quotidiana che non ci servono.
7) Un punto sulla pulizia e sterilizzazioni. Una cosa è lavarsi le mani (una buona pratica da sempre, specie prima di mangiare), altra cosa è abusare di disinfettanti, battericidi, pesticidi, funghicidi e quant’altro serva per eliminare non soltanto il virus, ma tutti i microorganismi che ci circondano e dai quali, bisogna tenerlo bene in mente, la nostra stessa vita dipende. Invece di invocare una disinfestazione epica, pensiamo a tenere pulito il mondo in cui viviamo in modo semplice, non invasivo e rispettoso.
8) E poi c’è il cortile o il giardino: com’è il vostro? Verde o grigio? Pieno di vita o inesorabilmente morto? Avete un parcheggio o un orto a fianco a casa? Anche questo farà la differenza: apprendiamo a seminare, a coltivare qualcosa che finirà nelle nostre tavole, a piantare qualche albero da frutta. Il Comune dovrà fare il resto, e dovrà fare molto, moltissimo, per riportare il verde nel nostro paese, i nostri polmoni, per migliorare l’aria che respiriamo, attualmente tossica e causa di diverse patologie (allergie, crisi asmatiche, tumori). Signor Sindaco, non ci servono asfalto e amuchina (per ricollegarci al recente dibattito sulla disinfezione delle strade…), ma alberi…amici, viventi, complici della vita.
9) Infine c’è il tempo in più che ci resta: quanta noia! Come utilizzarlo? Prendiamoci qualche minuto in più per lavare stoviglie e altri oggetti riutilizzabili: elimineremo l’usa e getta; prendiamoci qualche minuto in più per cucinare: elimineremo i cibi “pronti” e quindi gli imballaggi; prendiamoci qualche minuto in più per leggere, magari da un libro e non da uno schermo: la mente si rilassa, si nutre, si risveglia; prendiamoci qualche minuto in più per giocare con i nostri bimbi: capiremo che la maggior parte dei giocattoli saranno per loro meno interessanti di noi! E così via, proviamone tante…
Vorremo continuare questo elenco, e potremmo farlo a lungo, ma lasciamo a voi la fantasia di andare oltre e lanciamo una sfida: anziché attendere con trepidazione il giorno in cui potrà finire l’emergenza e potremo uscire da questo isolamento forzato, immaginiamo che questa situazione non finirà. Immaginiamo di doverci adattare, di dover trovare il modo di vivere in questa situazione nei prossimi anni.
Allora la domanda è: quali soluzioni potremmo adottare per migliorare la nostra vita e renderla possibile anche in futuro?
La.F.