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sabato, 21 Dicembre 2024

Coronavirus: una partita persa se giocata solo negli ospedali

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«La partita contro il Covid-19 giocata solo negli ospedali è una partita persa. L’unica speranza è il senso civico di tutti noi. Per favore condividete e fate condividere il messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo in Lombardia».

Questo è il messaggio dei medici della Lombardia, regione identificata (insieme ad altre 14 province) interamente come zona rossa dalla quale da oggi e fino al 3 aprile non si potrà entrare, né uscire.

«Dobbiamo agire tutti assieme e al più presto» – afferma Barbara Pirali, medico chirurgo specializzato in endocrinologia – «per cercare di contrastare il diffondersi di una epidemia. Niente panico. Chi ha paura del buio accenda la luce: non sdrammatizziamo ma istruiamoci. Perché limitare la propria libertà? Se c’è un’alluvione e dobbiamo metterci in salvo, restiamo sulla sponda del fiume o accettiamo consapevolmente il divieto di non avvicinarci agli argini? Medici, tecnici e infermieri si ritrovano a contrastare una vera emergenza sanitaria e hanno bisogno dell’aiuto di tutti noi. Ecco perché è così importante rimanere in casa, proprio come ci dice lo slogan della regione: “Se ti vuoi bene rimani a casa. Metti il virus alla porta”.

Ormai ne abbiamo sentito parlare in tutti i modi, ma vi spieghiamo perché questa “sindrome influenzale” è differente dalle altre e perché siano necessarie misure drastiche di autoisolamento e limitazione della vita sociale. La dottoressa Barbara Pirali spiega efficacemente perché.

Il COVID-19 è un virus totalmente nuovo, con cui il nostro sistema immunitario non è mai entrato in contatto. Per questo risulta mediamente più contagioso dell’influenza (i dati pubblicati dicono che un paziente affetto contagia mediamente altre 2,5 persone) e per questo risulta così poco conosciuto, i medici non possono documentarsi su articoli scientifici noti da anni, devono farsi esperienza sul campo.

Contro questo virus attualmente non abbiamo immunità, non abbiamo un vaccino, non abbiamo farmaci per contrastarlo. Per di più è stato notato che causa molto frequentemente delle forme di polmonite virale primaria, e non causata da sovrainfezione di batteri. Per tutti questi motivi al momento attuale non possiamo assolutamente banalizzarlo ad un semplice e banale virus influenzale (fermo restando che nemmeno il virus influenzale è banale per pazienti che sono più fragili o anziani).

Il grosso problema del COVID-19 è la contagiosità unita al fatto che un numero importantissimo di pazienti per guarire richiede ospedalizzazione. E non solo anziani, purtroppo, sono anche i giovani a essere ricoverati; e smettiamo di rifugiarci dietro questa diceria e iniziamo a considerare che tra gli over 65 ci sono i nostri genitori, i nostri amici, i nostri vicini di casa. Pensiamo a loro.

Per farvi capire, se andiamo a vedere i dati del Gimbe disponibili al 5 marzo sulla necessità di ricovero troviamo una percentuale di quasi il 50%. Cioè, su 10 malati che vediamo 5 devono essere ricoverati per fornire loro ossigeno, terapie, ventilazione per farli respirare. E circa il 10% deve andare in terapia intensiva.

A oggi i nostri ospedali sono già stati attrezzati per gestire l’emergenza, chiudendo tutti i posti letto per ricoveri o interventi differibili, spostando medici da ambulatori non urgenti a Ps o reparti di medicina. Ma noi non possiamo ammalarci tutti assieme. Rischiamo di non avere posti letto sufficienti, nonostante tutti gli sforzi del nostro sistema sanitario.

Cosa possiamo fare per non ritrovarci nella stessa condizione delle province definite “zone rosse”?

Se non cerchiamo di contrastare l’andamento dei contagi è molto verosimile che tra qualche settimana tutta Italia sarà costretta a lottare contro questo nemico invisibile.

Lavarsi le mani è la misura più importante per contrastare e ritardare la diffusione di Covid, unitamente all’igienizzazione di tutte le aree che possono entrare in contatto con le nostre mani e che sono mezzo di trasmissione del virus (maniglie, carrelli, interruttori, lavandini etc…).

Fondamentale per limitare il più possibile i contagi è ridurre al massimo i contatti con altre persone. Il virus si può riprodurre solo nel nostro corpo, se gli neghiamo questa possibilità non lo facciamo sopravvivere.

Limitare la diffusione del virus è compito di ognuno di noi: solo da questa presa di coscienza e presa di responsabilità dipenderà l’esito di questa emergenza. Per questo è molto importante la chiusura delle scuole attuata e che tutti riduciamo i nostri contatti sociali.

Pensiamo a tutte le persone più fragili che ognuno di noi potrebbe contagiare e mettere in pericolo di vita. Diciamo ai nostri familiari anziani di stare a casa e portiamogli noi la spesa.

Lo dobbiamo fare ora e lo dobbiamo fare tutti: non solo ovviamente gli over 65, la categoria più a rischio, ma anche i giovani per limitare la diffusione e salvare così la vita ai propri genitori, ai propri parenti, ai propri amici.

Se ti vuoi bene rimani a casa. Metti il virus alla porta.

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