In queste ultime ore è scattato il tam tam mediatico alla ricerca del vincitore dei 300.000 euro al Gratta & Vinci in una nota tabaccheria del nostro paese. Al vincitore, ovviamente, vanno i nostri migliori auguri per godersi con salute il gruzzolo. Qualcuno si è chiesto come mai sulle nostre pagine non sia apparsa la notizia, apparentemente positiva per la nostra cittadina, passata su tutte le testate giornalistiche sarde, ma non sul nostro sito.
Quello che vogliamo fare noi oggi – andando controcorrente e correndo il rischio di risultare impopolari – è raccontarvi tutta un’altra storia. Dietro questa vincita, i sorrisi e la felicità del fortunato e anonimo giocatore, c’è tutto un mondo oscuro fatto di ludopatia, debiti, famiglie distrutte. Andiamo per ordine.
Il comune di San Gavino Monreale ha una popolazione di 8.594 abitanti con un reddito pro-capite pari a 15.526,16 €. Secondo uno studio di GEDI Visual i soldi spesi in giocate nel solo 2017 nel nostro paese sono pari a oltre 7 milioni di euro.
Sì, avete letto bene.
SETTE MILIONI DI EURO.
Questo significa che ogni abitante sangavinese, in media, spenderebbe 816 € all’anno nel “tentare la fortuna”. Considerando che a San Gavino c’è anche chi non gioca affatto (doverosa, seppur inutile, precisazione dopo le polemiche scaturite dal nostro articolo sulla spesa pro-capite per il gioco d’azzardo nel 2016), significa che tantissime persone spendono uno stipendio (e oltre) in gratta e vinci, in slot, lotto e affini.
E se qualcuno pensa “sì, però poi si vince”, quel qualcuno sbaglia.
A fronte di 7 milioni di euro di giocate, i soldi vinti dai sangavinesi sono appena 528 mila euro. Per rendervi più semplice il conteggio, per ogni 7 euro giocati, sono stati vinti 50 centesimi.
VINCE SEMPRE (E SOLO) IL BANCO.
Quello che sfugge ai giocatori, spesso quelli più accaniti, è che il gioco d’azzardo è una “tassa sotto mentite spoglie”. Si tratta infatti di soldi regalati allo Stato (e ai gestori degli esercizi commerciali che forniscono questi servizi), con una percentuale di impatto sulle famiglie molto superiore a qualsiasi imposta. Per ogni 7 euro, come detto, lo Stato ne rimborsa appena 0,50 in media. Non è un modo intelligente di investire il proprio denaro, giusto?
Servirebbe una campagna di informazione e sensibilizzazione, iniziando dai Comuni passando per gli Enti Intermedi fino ad arrivare al Ministero della Salute, per far conoscere ai giocatori i limiti e i pericoli del gioco d’azzardo, che è una piaga sociale soprattutto tra i ceti più poveri. Ancora meglio sarebbe – ma è utopia, considerando le entrate nelle casse dello Stato – eliminare del tutto il gioco d’azzardo. Che poi è ironico come ci si lamenti sempre delle troppe tasse, e poi si paghi volontariamente la tassa più salata di tutte, giocando alle varie lotterie e/o slot machines.
Anche Arrexini², sito di discussione politica, economica e di attualità, affronta di petto il problema, richiamando le istituzioni a combattere attivamente la ludopatia, scoraggiando questa “tassa sui poveri”. Questo è il loro interessantissimo articolo completo “Ludocrazia: la Repubblica del gioco” di cui vi riportiamo alcuni estratti particolarmente significativi.
Di tutte le emergenze che la nuova giunta sarà chiamata ad affrontare, la ludopatia si caratterizza per il fortissimo impatto sociale: oltre al fatto che la differenza negativa tra giocate e vincite si tramuta in una vera e propria tassa che grava sui ceti più poveri, la portata delle dipendenze che il gioco d’azzardo può scatenare necessitano di interventi coordinati di Governo, Enti Locali, imprese e associazioni per provare a tamponare il fenomeno.
Anche noi vorremmo fare un richiamo alle istituzioni, in particolare alla Giunta Comunale e al Sindaco Carlo Tomasi, che come riportano alcuni giornali, si è detto “contentissimo per la vincita” e “Una vittoria davvero importante per questo nostro concittadino. Sicuramente una persona brava, onesta e un lavoratore”.
Avremmo preferito – specialmente da un Dottore – che avesse espresso pubblicamente anche la preoccupazione per quella che è una vera e propria malattia, di cui la singola vincita (e l’enorme risalto mediatico) è un palliativo che invoglia altre persone ad ammalarsi.
Considerando la situazione economica del giocatore problematica, è emerso come abbia ottenuto la cessione del quinto sullo stipendio (5,8%), prestiti da parenti e/o amici (27,7%), da società finanziarie (11,1%) o da privati (14,2%) in percentuale maggiore rispetto alle altre tipologie di giocatori, e che tale situazione si manifesta con percentuali crescenti all’aumentare della gravità del comportamento di gioco.
Questi dati dimostrano come, a parte il problema di tipo sanitario, ci sia anche un grosso problema di tipo economico. E nessuno ha sottolineato – tra l’altro – che si tratta di soldi succhiati via da un territorio poverissimo e che finiscono a Roma, senza ricadute positive sul nostro tessuto economico e sociale.
In conclusione, il fenomeno della ludopatia è una piaga che, economicamente, grava sugli individui tendenzialmente poveri, poco istruiti, maggiormente inclini a condizioni di disagio sociale. La battaglia inizia nel momento in cui ognuno di noi, ancora prima di aspettare un intervento pubblico, riconosce la gravità, il rischio e la perdita che, matematicamente, non valgono la grattata.
Pubblicare questo articolo impopolare, in un momento di euforia cittadina, è la nostra parte in questa battaglia. Speriamo nel vostro sostegno e nel vostro supporto attivo in questa guerra che ci sta vedendo perdere inesorabilmente. Tutti insieme, però, possiamo cambiare le cose!