È noto ormai da tempo il fronte aperto e caldissimo che vede da un lato il Governo, a caccia di qualsiasi spicciolo (si fa per dire) utile a portare avanti le proprie, costose, promesse, e dall’altro gli operatori del settore del gioco d’azzardo, online e non, nelle varie ramificazioni. Le misure varate dall’Esecutivo per mettere i bastoni fra le ruote ad un pezzo importantissimo dell’economia del paese non si contano più, senza tener conto dei precedenti interventi predisposti, in barba alla riserva di legge statale, dalle amministrazioni regionali e comunali. A farne le spese, tra gli altri, i gestori delle macchinette automatiche, di proprietà dello Stato (le AWP), sottoposti a prelievi fiscali che sfiorano il draconiano
.L’AGCAI, l’associazione che tutela gli interessi dei gestori e dei costruttori degli apparecchi da intrattenimento, si è rivolta al ministro Di Maio, il più accanito avversario del gioco, con una lettera attraverso la quale vengono esposti i motivi del malcontento, che sta toccando vette sempre più preoccupanti. Sono circa 3000 le imprese che gestiscono le macchinette, con 100.000 lavoratori che ruotano attorno al settore. Cifre importanti, importantissime, a cui è difficile rispondere con le orecchie da mercante che, fin qui, il Governo ha mantenuto.
L’AGCAI ha scritto al Ministro del lavoro e dello sviluppo economico principalmente per chiedere una mitigazione della tassazione, che ha conosciuto un continuo aumento in questi anni, e che, stando alle previsioni del Governo, rischia di salire ancora. Attualmente (2019), dovrebbe incidere per il 20,60% delle somme giocate, con la possibilità di un ulteriore incremento. Fra due anni, si potrebbe addirittura sfiorare il 22%.
Gli effetti del fortissimo prelievo fiscale ricadono non solo sui gestori, ma anche sui giocatori, che hanno visto ridurre progressivamente la possibilità di vincita (dal 74% al 68%). Non si creda che ciò possa favorire quella lotta alla ludopatia in nome della quale il Governo ha preso di mira il gioco
. Infatti, verosimilmente, senza un’adeguata conoscenza, che parta dalle scuole, in merito alle probabilità di vincita, magari attraverso la diffusione di corsi di matematica incentrati su questo tema specifico, il consumatore rimane ignaro dello scacco matto che lo Stato gli sta rifilando, con il pretesto di una tutela ben lungi dall’essere garantita. D’altro canto, a rischio ci sono i tantissimi posti di lavoro, come lasciato intendere dalla lettera inviata a Di Maio.“Purtroppo noi non abbiamo le lobby in Parlamento in quanto le nostre lobby dovreste essere voi”. Parole dure quelle pronunciate dall’AGCAI, che accusa sostanzialmente il Governo di non difendere gli interessi di una categoria che, gestendo un prodotto statale, si pone al servizio della nazione.
L’auspicio naturalmente è quello che, finalmente, Di Maio muova dei passi verso una posizione di dialogo, che fino ad ora è sempre venuto meno. La risposta degli operatori del gioco, anche troppo conciliante, potrebbe rapidamente muovere verso forme di agitazione e sciopero, così come chiaramente affermato nella lettera (“Saremo costretti se non lo farà a manifestare e ad interrompere ogni attività di raccolta per mancanza di soldi che sostengano la difficile attività che lei ci ha dato da svolgere”). Vedremo quali saranno gli sviluppi di una matassa che si preannuncia tutt’altro che facile da sbrogliare. Quel che è certo, è che il limite è stato raggiunto. La conclusione dell’appello parla chiaro: “I gestori di AWP non ce la fanno più. Confidiamo in lei, ministro del lavoro, dello sviluppo economico nonché vicepremier”.