Site icon San Gavino Monreale . Net

Su caminu de Lionora, un convegno alla scoperta del Pantheon degli Arborea

A 30 ANNI DALLA SCOPERTA, FATTA DAL PROF. FRANCESCO CESARE CASULA, DEL PANTHEON DEGLI ARBOREA A SAN GAVINO MONREALE

Durante il convegno organizzato dall’associazione culturale “Rinascimentu santuingesu”, presieduta da Ottaviano Merella, si sono alternate diverse figure del panorama storiografico sardo e locale; ma quali sono stati i risvolti per la storia di San Gavino Monreale?

Su caminu de Lionora, un convegno alla scoperta del Pantheon degli Arborea

Il primo intervento dell’ingegner Gaetano Ranieri ha raccontato l’idea – da lui già usata per studiare l’area archeologica di Mont’e Prama – dell’utilizzo del georadar per scoprire cavità sotterranee nascoste nel sito: questo potrebbe essere un metodo fondamentale per accertare l’eventuale esistenza di cunicoli sotterranei e/o ipogei nell’area della chiesa di San Gavino Martire; la presenza della tomba di Eleonora – figura alla quale è dedicato il progetto “Su caminu de Lionora” – potrebbe trovare conferma, così, anche con prove materiali certe.

Trentatré anni dopo la scoperta del Pantheon degli Arboréa da parte di Francesco Cesare Casula, su suggerimento dell’allora suo studente – e nostro compaesano – Giovanni Battista Mallica, il fascino é ancora vivo e vegeto: le figure scolpite nei peducci dell’abside e all’esterno dell’edificio religioso rappresentano un valore statuale imparagonabile e, soprattutto, rappresentano il simbolo del potere giudicale nel nostro territorio.

Ma siamo stati anche più fortunati: come ha sostenuto Franciscu Sedda, quell’edificio – senza sminuire – così periferico, ha resistito all’oblio e alla cancellazione operata dai vincitori: abbiamo un patrimonio con un valore inestimabile, che ancora oggi regala sorprese. Una di queste é quella che ha fatto un sangavinese, Dennys Cambarau il quale, durante Monumenti Aperti 2018, ha fotografato qualcosa: dentro una nicchia posta davanti la scritta in gotico in cui viene menzionata la benedizione degli altari del 1388, si vede una sorta di scritta (i cui dettagli paleografici sono oramai illeggibili) e una figura che sembra un uomo con un martello… l’effige del maestro costruttore?

Monumenti Aperti 2018

Solamente grazie alla figura di Eleonora che troviamo scolpita nella chiesa, é stato possibile individuare altre “Eleonora”, come quella che si trova a Ghilarza: entrambe le figure hanno il “nervo peloso”, ovvero lo sfregio sulla guancia destra. Non solo, anche il busto di Mariano IV, nella sua regale maestosità, ci offre nuovi spunti: esso è rappresentato con scettro – alla moda dei re francesi – e con una corona fatta di foglie di vite. Le foglie di vite rimandano alla simbologia medievale che significano giustizia, fecondità, guerra e agricoltura: tutte qualità possedute da questo sovrano, un re attivo e pronto a difendere la tradizione cristiana contro il drago alato, simbolo di Pietro IV d’Aragona, suo nemico. L’intera chiesa è quindi un grande manifesto ideologico: questo ci dice la dottoressa Maria Cristina Cannas con il suo intervento. Giovanni Battista Mallica dedica il suo contributo alla fonti d’acqua, così indispensabili nei viaggi della juighissa: anche la villa di Santu ‘Engiu poteva essere una sosta per lei e la sua Corte itinerante, perché posta come crocevia lungo dei fiumi.

Concludono il convegno gli interventi di Andrea Cannas, Giovanni Serreli, Susanna Sitzia e Virginia Saba: l’eredità di questa giornata è quella di continuare con la ricerca, perché anche il nostro entroterra può offrire molto in termini di turismo, cultura e ricchezza.

Alberto Serra

Exit mobile version