Le elezioni provinciali, indette dal presidente Francesco Pigliaru per il 27 marzo, non ci saranno. Non almeno quel giorno. La chiamate alle urne – che riguarda solo sindaci e amministratori locali dopo la trasformazione degli enti intermedi in uffici di secondo livello, quindi governati dai Comuni – slitta a data da destinare. È questo l’epilogo tutto politico arrivato dopo il ricorso al Tar presentato l’8 febbraio scorso dal primo cittadino di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi,
per il tramite degli avvocati Gian Luigi Machiavelli e Mauro Tronci.La querelle ruotava intorno alla norma regionale di riferimento, ovvero la legge 2/2016 sul riordino degli enti locali che esclude dalle candidature i sindaci “il cui mandato non scada prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni”. E aprendo le urne il 27 marzo, una cinquantina di fasce tricolori elette nel 2013 e nel 2014 sarebbe rimasta fuori dal voto. Peraltro, in assenza di un correttivo, lo stesso copione sarebbe destinato a ripetersi nel 2023, quando ci saranno di nuovo le Provinciali e l’esclusione riguarderà, a cascata, i primi cittadini in carica dal 2018 e dal 2019.
Di qui la trattativa tra il sindaco di San Gavino Monreale e la maggioranza in Consiglio regionale, la quale ha rilevato l’urgenza di tornare in Aula per modificare la legge 2.
Con la proposta di Tomasi accolta, è ritirato il ricorso contro il decreto Pigliaru che indiceva le elezioni per il 27 marzo. Lo stesso legale Machiavelli, che materialmente lo notificò, aveva spiegato di averlo ancora depositato proprio per dare alla Regione la possibilità di correggere la legge 2. E così è stato, di fatto accogliendo su tutta la linea le ragioni dell’opposizione davanti al Tribunale amministrativo. Domani si dovrebbe capire anche quando verrà fissata la nuova data delle elezioni provinciali.
Fonte: Sardinia Post