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Freddo e influenza, in tutta Italia manca il sangue: appello ai donatori

Drammaticamente calata la quantità di plasma negli ospedali in tutta Italia, dove si è costretti a rinviare gli interventi chirurgici.

Manca il sangue: difficoltà negli ospedali di molte regioni. L’AVIS lancia un appello: «Serve più flessibilità nella raccolta». Lazio, Campania e Puglia in crisi, ma anche Lombardia e Piemonte arrancano: «Solo il 20% dei lavoratori usufruisce del permesso Inps per donare».

L’epidemia influenzale in corso – l’Istituto superiore di sanità non ha dubbi – è tra le più aggressive degli ultimi 15 anni. E così, con 802mila casi registrati nella prima settimana del 2018 e 3 milioni dall’inizio della sorveglianza, da sommare al fisiologico calo di donazioni legato alla pausa natalizia, ecco scoppiare una nuova emergenza sangue.

AVIS

Niente di drammatico, per ora, eppure difficoltà negli ultimi giorni si sono registrate in particolare in Lazio, Puglia e Campania. Che hanno chiesto aiuto al Centro nazionale sangue e fatto appello ai donatori a livello locale. Timori anche in Toscana, dove non sono stati rinviati gli interventi negli ospedali ma la situazione è comunque «seria»: «Abbiamo inserito una richiesta in bacheca – ha spiegato il direttore del Centro regionale sangue Simona Carli – in quanto la nostra prassi è che prima di dire agli ospedali di ridurre le scorte di sangue al 70% chiediamo se c’è un supporto nazionale».

Nell’ultima settimana dell’anno si erano registrati però più di mille donatori prenotati per donare il sangue «mentre questa settimana erano 600. Ora siamo nuovamente in crescita e abbiamo circa 900 prenotati» ha precisato Carli. Stessa situazione in Puglia: dopo i timori di venerdì, le donazioni nei weekend sono tornate a salire e hanno ridato ossigeno a molte strutture.

Anche a Milano nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli degli ospedali, a cominciare dal San Raffaele: «In questo momento – aveva scritto settimana scorsa su Facebook il virologo Roberto Burioninel mio ospedale le operazioni chirurgiche non urgenti nelle quali è presente anche un minimo rischio di sanguinamento sono sospese a causa della carenza di sangue da utilizzare per eventuali trasfusioni. La stessa grave situazione si verifica in molti altri ospedali in tutta Italia».

Di qui l’appello a incentivare gli utenti alla donazione di sangue. Analogo l’invito del Centro cardiologico Monzino, sempre a Milano: «Emergenza sangue, c’è bisogno di voi».

«Proprio le carenze registrate nelle grandi regioni come Piemonte e Lombardia in questi giorni – ha spiegato il presidente dell’Avis, Alberto Argentonihanno innescato una sorta di reazione a catena, lasciando sguarniti i territori che chiedevano aiuto. Per fortuna l’appello che abbiamo lanciato immediatamente settimana scorsa ha rimesso subito in moto il circolo virtuoso delle donazioni».

La situazione, assicura Argentoni, dovrebbe tornare alla normalità nel giro di una settimana. Quello che registra l’Avis però – la prima associazione in Italia con un milione e 200mila donatori (quasi il 75% del totale) – è una difficoltà sempre crescente nella raccolta di sacche: «In questo caso, è evidente, paghiamo il calo fisiologico di donatori nel periodo natalizio e il picco influenzale. Ma il problema è che la cultura della donazione del sangue è cambiata – continua Argentoni -. I giovani donano molto, ma poche volte l’anno, al massimo 2 a fronte delle 4 consentite. Il resto lo fa la mancanza di flessibilità degli orari di raccolta nei centri pubblici, soprattutto a causa della carenza di personale. E anche la scarsa flessibilità dei donatori negli orari: l’Inps ci dice che appena il 20% dei lavoratori usufruisce dei permessi dedicati».

L’ultima crisi del comparto sangue s’era registrata con l’emergenza Chikungunya nel Lazio e l’anno scorso, sempre a gennaio, a causa dell’ondata di maltempo che aveva messo in ginocchio mezza Italia.

Orari per la donazione di Sangue

Ovviamente l’appello dell’AVIS di San Gavino Monreale è sempre lo stesso: donare, abitualmente, e con costanza. Le donazioni “per le emergenze” aiutano, certamente, ma l’unica vera soluzione è che più persone possibile diventino donatori abituali e regolari. Tutti insieme, si può.

Fonti: AVIS, La Repubblica, L’Avvenire

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