Da qualche tempo, in centri a noi vicini come Arbus e Guspini, si discute sull’opportunità di continuare a far parte della neonata Provincia del Sud Sardegna o annettersi alla Provincia di Oristano. A dirla tutta è un’idea trasversale condivisa da esponenti politici sia di sinistra che di destra.
La provincia del Sud Sardegna, nata nel febbraio del 2016, comprende le vecchie province del Sulcis e Medio Campidano (abolite dal referendum del 2012), i comuni della Provincia di Cagliari che non sono entrati a far parte della città metropolitana e alcuni comuni sia dell’Ogliastra che dell’Oristanese. Il capoluogo è stato individuato in Carbonia, comune più popoloso.
Adesso, al di là delle evidenti motivazioni logistiche (San Gavino dista da Carbonia ben 70 km), mi viene da pensare quanto in comune abbiamo con territori così diversi dal nostro come la Trexenta o il Sarrabus. Oltre alle argomentazioni squisitamente tecnocratiche non credo possano essere attuati dei programmi e delle politiche omogenee per un territorio così vasto e variegato.
Quello fra San Gavino e Oristano è invece un legame antico che affonda le proprie radici nella storia del Giudicato di Arborea così cara a tanti sangavinesi. In epoca medievale San Gavino fece parte della curatoria di Bonorzuli (una sorta di circoscrizione del Giudicato) insieme ad altri centri come Guspini, Arbus, Pabillonis, Sardara, Mogoro e Uras. L’Oristanese è quindi un territorio che conosciamo e col quale abbiamo tanto da condividere: l’interesse per l’agricoltura, che rappresenta sicuramente il settore trainante per l’economia sangavinese; ma anche la rivalutazione della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra storia, che finalmente stanno riprendendo piede anche a San Gavino.
Probabilmente nemmeno quella di Oristano sarebbe la scelta giusta, tanti sono gli argomenti da approfondire e valutare. Ma la mia vuol essere una riflessione per capire quale strada sia percorribile, anche perché è innegabile che questa nuova provincia non sarà meglio né di Cagliari né del Medio Campidano.
A me piace guardare verso quel Castello, verso il Monreale che è stato, e continua ad essere, baluardo della nostra identità e delle nostre tradizioni. Perché credo sia anche da lì che passa la strada del nostro passato così come quella per il nostro futuro.
Lorenzo Argiolas