Ricordate quando ancora i giovani uscivano in centro tutte le sere facendo le famose “vasche” lungo la via Roma e quando tutti i cittadini aspettavano con ansia gli eventi paesani per incontrarsi e fare festa?
Quello era il contesto e io ero la ragazza: Sara Perra, 16 anni, studentessa ordinaria, innamorata da 10 anni della pallavolo, creativa, testarda e con mille grilli per la testa. Lo sport era il motore della mia giovane esistenza; adoravo il gioco di squadra e l’idea di perseguire un obbiettivo comune; mi tempravano la dedizione e la concentrazione che richiedevano gli allenamenti, i legami che si costruivano attraverso il divertimento e la voglia di migliorare se stessi per superare i propri limiti. Da qualche tempo però avevo perso la grinta e la passione e così andavo cercando qualcosa che riaccendesse la fiamma. Fu allora che arrivò, forte e inaspettata, la risposta alle mie preghiere, la risposta che avrebbe poi determinato il percorso della mia vita.
Fu proprio uno di quegli eventi tanto attesi dal paese a dirottare il mio viaggio, più precisamente il saggio di fine anno della palestra Energy di Fabrizio Agri. Passai di li per caso e spinta dalla curiosità mi avvicinai e vidi un gruppo di ragazze che danzavano leggere ed eleganti in mezzo alla piazza. Fu amore a prima vista e ricordo che pensai “ecco! È questo ciò che sto cercando!”. Non avevo ancora idea di cosa fosse di preciso, era una cosa lontana dal mio mondo e da tutto ciò a cui ero abituata, eppure sentii un’attrazione irresistibile verso quella poesia in movimento, un’emozione così forte che sarebbe stato impossibile ignorarla. Da quel momento in poi la mia vita ruotò intorno alla danza e fu così che iniziai ad andare a teatro per sentire il suono delle scarpette da punta che battevano sul legno del palcoscenico.
Dopo quattro anni di studio amatoriale, finito il liceo, partii a Milano, con un valigione pieno di vestiti e di speranze.
“E un due tre quattro cinque sei e un due tre quattro cinque sei…” Le mattine milanesi iniziavano così all’accademia di danza contemporanea. “Sara, tecnicamente sei molto indietro e per te sarà molto, molto dura e non so se ce la farai, ma voglio scommettere.” Questo fu ciò che mi dissero quando feci l’audizione per entrare in accademia.
Avevano ragione, l’accademia fu dura, snervante, frustrante. Posati i piedi dentro la sala prove iniziava la scontro tra i tuoi sogni e i limiti e le insicurezze del corpo e della testa; e poi i dolori, la stanchezza e gli infortuni e in un modo o nell’altro dovevi trovarla la forza per andare avanti. Furono tre lunghi anni stracolmi di risate, lacrime, sconfitte ma anche di vittorie; anni pieni di vita, di buoni amici, di persone straordinarie, di delusioni e di insegnamenti che avevano a che fare con la vita dentro e fuori il palcoscenico. La conquista più grande, la gioia più forte di tutte in quel marasma di emozioni che mi investì come un tornado la provai quando sentì pronunciare quelle parole: “Sara hai vinto la sfida”.
Ma si sa, le sfide non sono mai abbastanza e così iniziai a lavorare come apprendista all’Arthur Murray Dance Studio e dopo aver imparato 20 balli e più di 400 figure, diventai insegnante di balli di coppia di primo livello. Sentii però che non era quella la mia strada e dopo varie esperienze lavorative decisi di partire all’estero e mi diressi a Madrid in Spagna, dove rimasi per circa due anni, allontanandomi momentaneamente dal mondo della danza ma senza mai rompere del tutto il legame.
Tornata in Sardegna nel 2013 avvenne un altro cambio di rotta, iniziai infatti a collaborare con la compagnia di teatro circo “Circus Maccus” diretta da Virginia Viviano, che apri le porte a nuovi linguaggi come quelli dell’acrobatica e della danza aerea. Approfondì così la tecnica aerea sul tessuto, applicando tutte le mie conoscenze a questa danza verticale così precaria ed avvincente, assolutamente irresistibile. Successivamente l’incontro con la compagnia cagliaritana “Ferai Teatro” di Ga e Andrea Ibba Monni, e il breve ma intenso laboratorio di teatro diretto da Pierluigi Carola, altro giovane artista sangavinese, hanno seminato nel mio cammino le basi di una crescita artistica maggiore, facendo si che movimento e parola si fondessero per dar vita ad un nuovo modo di comunicare, ad un nuova espressività più totale, ricca, versatile e se vogliamo universale.
Tutt’ora collaboro con varie compagnie cagliaritane e ad ogni esperienza mi sento più ricca e migliore, come artista ma soprattutto come essere umano. È un percorso di crescita che dura una vita e che non smette mai di mettere in discussione chi sei e chi vuoi diventare, mette alla prova i tuoi limiti insegnandoti però a riconoscere i tuoi punti di forza.
L’arte in generale è un mezzo per conoscere più a fondo se stessi e gli altri ad un livello di profondità inimmaginabile.
Ecco perché credo fortemente che la nostra società abbia bisogno di investire molto di più in arte e cultura, due strumenti potenti ed efficaci in grado di scorporare i meccanismi della società stessa, investigando l’uomo nella sua complessità.
L’Arte provoca, scuote, emoziona, mostra la complessità delle relazioni, l’ironia delle contraddizioni, la vita nella sua unicità, nella sua bellezza ma anche nella sua bruttezza e brutalità, spinge chi la fa e chi ne fruisce a porsi domande, a mettere in discussione un punto di vista e delle volte ci costringe perfino a mettere da parte noi stessi per vestire i panni degli altri.
L’Arte deve essere per tutti e di tutti, perché l’Arte ci rende migliori!
Sara Perra