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Viaggiatori a San Gavino Monreale

Nel corso dei secoli, sono stati tanti i viaggiatori che a vario titolo hanno scritto o riportato delle notizie sul nostro paese.

Il primo fu Giovanni Francesco Fara, storico sassarese che nel XVI secolo scrisse così: oppidum Sancti Gavini, in cuius agro fit optimus crocus, et stagnum est amplissimum, puntando l’attenzione sul prodotto più famoso e maggiormente coltivato da noi.

Viaggiatori a San Gavino Monreale

Un secolo più tardi, invece, il padre cappuccino Jorge Alèo scriveva: Porque en la villa de Monreal de la Diocesi Terralbense, oy unida a ala Usellense, hauia un monasterio con el titulo de San Gauino, contiguo a la iglesia del mismo Santo, qua aun permanece, y siruiò algun tiempo de Parroquia antes de fabricar la nueva con el titulo da Santa Clara; […] no nos ha quedado de noticia si el dicho Monasterio era de Monjes, o Monjas, ni de que Religion; pero los cimentos de su fabrica se ben aun, al contorno de la misma iglesia

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È dello stesso periodo invece la testimonianza di Francisco De Vico, il quale riporta diverse e, frammentate, informazioni: Y en la misma provincia, no lejos des Sardinia y San Gavino Monreal, hay otros my buenos; inoltre El octavo convento que desta sagrada religion se fundò en Sardeйa, fue en la villa de San Gavino Monreal, dedicado a la virgen santa Lucìa.

Ma fu con i grandi esploratori del XVIII e XIX secolo che le informazioni si fanno più approfondite. Ad esempio, Max Leopold Wagner, compilando il suo “Immagini di Viaggio dalla Sardegna”, disse che […] da Sanluri si giunge in circa un’ora a San Gavino, centro principale della coltivazione dello zafferano. Da qui una ferrovia mineraria lunga 18 km ci conduce, attraverso un terreno completamente incolto, ai piedi di Monte Vecchio per poi raggiungere la miniera omonima.

Nel 1837 Valery scrisse: non c’è niente da vedere a San Gavino, e ci si ferma solo per riposarsi.

Vittorio Angius, nella sua imponente opera “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati Sardi di sua maestà il re di Sardegna”, scriveva che […] se tacciono gli acquilonari e maestrali, il caldo è molestissimo d’estate e mitissimo in inverno

[…] È questo uno dè paesi dove più sentasi l’umidità, la quale è insoffribile né tempi piovosi. Vedasi un immenso pantano, tra le quali sorgono le case; questo pantano non può in certi punti guazzarsi a cavallo senza pericolo di sprofondare e perire, come miseramente accadde ad alcuni incauti. […] In un sito cotanto acquitrinoso dentro il paese e tutto all’intorno, dovea necessariamente essere frequentissima la nebbia. Come scende il sol dietro i monti del Colostrai, i vapori raffredandosi ingombrano il paese, bianchi e cerulei, come il fumo che espira per mezzo di tevoli dà focolari. […] Quando né forti calori della estate si corrompono le sostanze organiche, vegetabili e animali, accade uno sviluppo di aliti venefici, che respirandosi disturba e guasta l’economia e cagiona ad alcuni la morte. Per lui, quindi, i sangavinesi […] non sanno provvedere a se stessi, e sopportano con stupida rassegnazione tanti mali.

Alberto Serra

Per approfondire
AAVV, Appunti storici su San Gavino Monreale, 1982.
ANGIUS-CASALIS, Dizionario storico geografico di Sardegna, 2006.
CASTI A, Lionnòra in santu ‘engiu, 2012.

 

 

Alberto Serra.

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