Undici giorni di lavoro intenso e ai limiti della perfezione: ecco come nasce l’ennesima opera sangavinese di Giorgio Casu e del suo ormai affiatatissimo staff. Una parete enorme, probabilmente la più grande su cui sia stato realizzato un murale in Sardegna, 16 metri d’altezza e una superficie piana di 340 mq di colore e arte che da qualche settimana sta abbellendo il centro storico di San Gavino. L’opera era in programma per settembre ma i lavori in corso presso la casa di proprietà della famiglia Ariu hanno fatto sì che si potesse sfruttare l’occasione per anticipare i tempi.
Il maestoso murale è stato ribattezzato “Don Chisciotte” ed è liberamente ispirato all’opera letteraria più celebre dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes “Don Chisciotte della Mancia”. Abbiamo incontrato “Jorghe” per scoprire i segreti che caratterizzano il suo terzo capolavoro. L’opera nasce come omaggio alla cultura equestre e contadina del nostro paese, utilizzando il cavallo come simbolo di forza e potenza. L’ispirazione nasce da due quadri, uno realizzato dallo stesso Giorgio Casu in cui è raffigurato un cavallo attraverso una sua nuova tecnica pittorica, l’altro il famosissimo “Il Primo Console supera le Alpi al Gran San Bernardo” realizzato da Jacques-Louis David su richiesta del Re di Spagna Carlo IV in cui viene raffigurato Napoleone a cavallo.
L’idea di proporre un cavaliere ispirato all’immagine sangavinese nasce successivamente e dopo aver visto che Don Chisciotte veniva sempre raffigurato con baffi particolari e orecchie in vista. La raffigurazione non sarebbe dovuta essere così esplicita come invece è avvenuto, un ritratto praticamente perfetto di una persona cara all’artista ma conosciuta con affetto da tutto il paese. Sergio era anche il simbolo del Carnevale, sempre allegro e ricordato con simpatia da tantissimi bambini del passato. Don Chisciotte era il protagonista di un’opera cavalleresca in cui il viaggio è avvenuto con la fantasia, e anche il protagonista del murale vaga in un mondo fantastico dal quale riesce a uscire per entrare a San Gavino. Il portale che capeggia sulla parete è infatti il collegamento tra la nostra cittadina e il mondo fantastico che possiamo scorgere all’interno: il mare, le nuvole, il faro con la dea madre e tutto ciò che possiamo concepire con la nostra immaginazione.
Don Chisciotte aveva un carattere satirico ricollegabile al nostro Carnevale, impazzisce, ammazza greggi di pecore e lotta contro i mulini a vento che oggi nella nostra realtà possiamo paragonare alle pale eoliche. Tornando all’opera pittorica, il nostro Don Chisciotte tiene in mano una bandiera sulla quale si può notare la scritta “art gratia artis”
, un motto latino che indica il fatto che l’arte viene realizzata per l’arte fine a sé stessa, un riferimento presente anche nel passato in cui le persone più ricche e più potenti commissionavano opere in cui l’artista poteva non sentirsi completamente libero di realizzare tutte le proprie idee.Il cavaliere sul lato sinistro ha un pugnale, centro preciso dell’opera, e un vessillo svolazzante con raffigurato il castello simbolo del nostro paese, proprio come nella storica immagine di San Gavino Martire, anch’egli raffigurato a cavallo. Tra i dettagli dell’opera ricollegabili al nostro paese vediamo che i colori sangavinesi bianco e rosso si trovano anche nel cappello. Restando sul tema artistico dell’opera, il portale da cui fuoriesce il mondo fantastico è ispirato agli specchi dell’art déco dell’inizio del secolo scorso mentre i due fiori su sfondo dorato presenti nella parte alta sono un omaggio alla “tattoo old school” di inizio ‘900. Dal mondo fantastico vediamo uscire una nuvola tibetana, l’acqua del mare con una bellissima cascata che arriva sino a terra e tutti i colori dell’iride che formano un collegamento con la “bandiera della pace”.
Così come nella celebre Eleonora sono state rappresentate le costellazioni presenti nel cielo durante l’ultima sessione di lavori. Nella parte centrale dell’opera spicca la frase “Made on planet Earth” che tradotta letteralmente significa “Realizzato nel pianeta Terra” in riferimento all’attuale periodo storico in cui troppo spesso marchiamo le persone, i prodotti e le idee in base a dove queste nascono, dimenticandoci di far parte tutti dello stesso pianeta, da amare, proteggere e condividere insieme.
Luca Fois