Nell’ampio scacchiere delle leggi italiani esiste un decreto denominato “decreto Balduzzi” che dal 13 settembre 2012 sancisce l’obbligo della dotazione dei defibrillatori semiautomatici negli impianti sportivi. Dopo alcuni anni di informazione tra le federazioni, gli enti di promozione sportiva e le società stesse, dal 1° gennaio 2016, il decreto sarà operativo per qualsiasi attività sportiva nel territorio nazionale.
In tutto questo periodo di tempo, a causa della mentalità del tutto italiana che ci convince che le cose si possano far bene sempre e all’ultimo momento, il vuoto in materia rimane. Da inizio 2016 infatti, l’onore di assicurare nel luogo della gara la presenza di un Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE), sarà a carico della società che ospita l’evento sportivo.
Sarà inoltre giustamente obbligatoria, anche la presenza di personale formato all’uso dello stesso. In ogni caso, in assenza o indisponibilità del defibrillatore o in mancanza del personale abilitato, l’arbitro non darà inizio alla gara e successivamente, gli organi giudicanti preposti, potranno addirittura disporre la perdita della gara per la società inadempiente. Detto questo, le società sportive pare siano abbastanza informate e abbiano anche diversi componenti al loro interno abilitati all’utilizzo del DAE.
La logica a nostro parere, prevedrebbe che ogni impianto sportivo sia fornito di Defibrillatore e non che ogni società ne acquisti uno personale, sia per una questione di costi che di opportunità.
Non sarebbe inoltre, neanche pessima l’idea, di avere dei punti del paese in cui lasciare un Defibrillatore in caso di necessità non collegate a eventi sportivi. Ma sappiamo anche che queste scelte sbattono contro i vincoli di bilancio comunali, anche se in fin dei conti ci chiediamo, quanto costa realmente una vita umana salvata?