E anche la venticinquesima edizione della Mostra dello Zafferano è andata in cantiere. Non è mancato l’ormai classico convegno d’apertura in cui esponenti di valore della politica e dell’agricoltura sarda e non, hanno discusso delle idee e dei progetti per la valorizzazione della spezia.
Un convegno ben addobbato dalla mano di Pietro Atzori e dallo splendido fiore realizzato da Giorgio Virdis. Ma San Gavino, città dello zafferano, deve parlare di questo tutto l’anno, e non solo in quei due o tre giorni di novembre. La storia dello zafferano sangavinese è lunga e tortuosa, difficile conoscerla sentendo il punto di vista di produttori ed ex produttori.
Ma è analizzando gli ultimi anni che ci facciamo una domanda “Un giovane può vivere di zafferano?”. Probabilmente sì, se questo viene vissuto come un vero e proprio lavoro, impegnativo ma remunerativo, basato sul nuovo mercato globale e sulla tecnologia che abbiamo a disposizione.
Il tutto nasce agli inizi degli anni 2000 quando passa per San Gavino, un bellissimo treno, lo zafferano ottiene il Presidio Slow Food e si affaccia al Salone del Gusto di Torino. È un enorme salto di qualità, il prezzo aumenta notevolmente e i produttori, nonostante la concorrenza interna, provano a unirsi in associazione dando vita al marchio “Zafferano di San Gavino”. C’era fermento, l’oro rosso veniva unito al turismo, nasce anche il marchio Dop, ma dopo qualche anno, la rete commerciale che poteva essere messa in piedi non decolla come avrebbe potuto.
Abbiamo raccolto il commento di un giovane produttore sangavinese: “dal punto di vista etico e sociale non c’è sogno più bello che immaginare una rinascita di San Gavino che riparta dalla terra. Un giovane che vuole credere a questo sogno non può che ringraziare chi prima di lui ha mantenuto la tradizione, ma anche assumersi la responsabilità di non ripetere gli errori del passato e di avvalersi di nuove competenze generazionali acquisite. Dobbiamo avere il coraggio di muoverci insieme in chiave più collaborativa e di sistema. Non sia mai che un fiore ci faccia migliore tutti anche come persone”. E noi non abbiamo altro da aggiungere.
Luca Fois