Durante il Medioevo e nei secoli successivi la villa di San Gavino Monreale venne munita presumibilmente di tutta una serie di opere difensive artificiali che, insieme a quelle naturali come acquitrini e fiumi (ne è un esempio il rio Marianna Garau, che lascia indovinare un suo probabile utilizzo per scopi militari), ne garantirono la sopravvivenza tramite il riflesso ossidionale, cioè l’usanza della difesa strategica mediante il chiudersi dietro strutture fortificate.
Non sappiamo quando vennero costruite, ma si può supporre che furono realizzate a partire dal XII – XIII secolo, quando gli scontri tra i vari Giudici divennero più frequenti. Per prima cosa vennero scavati, lungo il confine, i fossaus
: dei veri e propri fossati usati anche per il deflusso delle acque. Esistevano pure i masoni: a San Gavino Monreale ritroviamo il toponimo masoni fraigau, un fabbricato costruito in modo tale da essere usato per la custodia e la difesa di un territorio. Era situato in una posizione agevole per poter osservare una zona ampia oltre frontiera. Grazie alla loro particolare struttura, queste case fortificate vennero usate anche come centri di raccolta delle granaglie.Su scudu – toponimo di un’area in cui anticamente correva il confine giudicale – poteva rappresentare una zona di difesa (ovvero uno “scudo” in senso figurato) naturale e invalicabile per via della vegetazione fitta ed intricata, che avrebbe reso impossibile l’attraversamento da parte di un esercito. Sa guardiedda invece è da far risalire al XVI o XVII secolo, non più epoca giudicale: si trattava di un posto di ronda, con uomini a cavallo che perlustravano i territori circostanti per difendersi, tra le altre cose, dalle incursioni dei pirati africani. Oltre alla protezione offerta dal castello di Monreale, che però non era una roccaforte adibita solo ed esclusivamente alla difesa armata del territorio, il nostro villaggio ebbe – a poca distanza dal colle – un centro doganale e di controllo posto sulla via, nominata genna massargia
.All’interno del villaggio vero e proprio esisteva sa bia de is turris mannas: menzionata nei documenti storici a partire dal XVII secolo, è probabile che risalga ad alcuni secoli prima. Doveva trattarsi di una zona che venne munita di alcune opere difensive, ipoteticamente torri di diverse dimensioni a raccordo delle mura. Inserito in questo contesto si trovava su presoni becciu, edificio che si presentava, verosimilmente, con mura massicce, spesse volte a botte e una robusta torre quadrata: fortificava la parte della villa posta a ridosso del confine, con l’intento di bloccare e proteggere la strada per Oristano. Quale che sia la data di costruzione dell’edificio-fortezza, esso assicurò la protezione alle abitazioni circostanti e divenne quindi il polo di attrazione urbanistico che consentì al villaggio di espandersi verso occidente.
Alberto Serra
Per approfondire:
AAVV, Appunti storici su San Gavino Monreale, 1982.
CASTI A, Duecento toponimi, 1983.
CASTI A, Sa bidda de Santu ‘Engiu, 1989.