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A Londra si parla sangavinese

È comune sentir parlare con semplicità e talvolta approssimazione, del problema “immigrazione”, troppe poche volte il focus viene portato sul quel problema opposto, l’emigrazione, vissuto da una generazione, quella successiva al boom economico, che per un motivo o per un altro ha deciso di lasciare la terra natia in direzione di altre mete.

Un treno, una nave o un aereo, inizia così il viag­gio di tantissimi ragazzi che lasciano la vita di tutti giorni alla ricerca di migliori condizioni di vita. Il problema “emigrazione” è molto sentito dalla comunità sangavinese, praticamente ogni famiglia ha un parente stretto emigrato. Si stima, seppur in maniera ufficiosa, che attualmente oltre centocinquanta sangavinesi al di sotto dei quarant’anni d’età, vivano stabilmente a Londra, che non è quindi sede di un lavoro stagionale ma punto di partenza per la ricerca di ciò che nella nostra nazione, ancorché nella nostra cittadina, è ormai difficile trovare.

A Londra si parla sangavinese

Sono numeri pesanti, quelli che riguardano il decremento demografico di San Gavino, sceso ormai ampiamente al di sotto dei 9.000 residenti, mentre appena vent’anni fa la speranza era quella di arrivare a toccare quota 11.000. È probabilmente il maggior problema che avverte il nostro paese: meno giovani, meno futuro, meno speranze. Il quotidiano ci impone la risoluzione di problemi di tutti i giorni: le strade dissestante, il servizio idrico che lascia a desiderare, il decoro urbano che non è come vorremo e tutte le belle parole di speranza che condiscono i discorsi su San Gavino Monreale.

Mentre gran parte delle persone son così preoccupate nell’analizzare coloro i quali arrivano, chi se ne va invece, lo fa spesso in maniera silenziosa, senza luci addosso e senza troppe analisi, col peso di un giudizio di un fallimento annunciato e di una dipartita che sa di sconfitta e non di vittoria, anche se sicuri che con la partenza si potranno provare a rincorrere i sogni che qui non fanno altro che volare via, da troppo tempo.

Fonte: Luca Fois, Comprendo

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