Nei giorni immediatamente successivi all’alluvione del 18 novembre 2013 la nostra Redazione si era trovata a fronteggiare la difficile battaglia della disinformazione post-tragedia, con notizie false e bufale
che si rincorrevano sui social network e nei bar del paese.Una delle chiacchiere più gettonate era quella relativa ai container per i rom sfollati dopo il ciclone “Cleopatra”.
A distanza di un anno e mezzo, l’emergenza è lentamente rientrata. Pubblichiamo una lettera alla cittadinanza da parte del Sindaco di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi
, che ci aggiorna sulla situazione attuale nel campo Rom e sull’immediato futuro.La criticità rappresentata dalla presenza di numerosi nuclei familiari Rom collocati nel campo sito nella località di “Funtan’e Canna” si sta avviando a una risoluzione positiva per tutti i soggetti coinvolti.
L’alluvione provocata dal “Ciclone Cleopatra” il 18 novembre 2013 determinò una situazione d’emergenza drammatica in cui, per fornire una seppur precaria forma di sistemazione alle suddette famiglie, si permise un momentaneo soggiorno di fortuna nella località di cui sopra, all’interno di baracche da cantiere prefabbricate e di un casolare provvisto di copertura. Tuttavia, una volta cessata l’emergenza alluvione, il campo rischiava di divenire una realtà permanente, generando un vero e proprio allarme umanitario: l’assenza di servizi minimi essenziali quali l’allaccio idrico ed energetico, congiuntamente all’impossibilità di garantire il decoro e l’igiene, non offrivano altro che una prospettiva d’emarginazione e degrado, un’esistenza indecente contro cui si battono le linee guida in materia di politica sociale dell’Unione Europea.
L’Amministrazione, che da lunghi anni dimostra sensibilità per le sorti della minoranza rom, portando avanti progetti ed iniziative per l’integrazione e l’impiego, non poteva certamente consentire questo stato di cose, fonte di estremo disagio per tutta la popolazione sangavinese. Ragion per cui, in accordo con la Prefettura di Cagliari, è stato decretato lo sgombero e chiusura del campo. Nelle nostre intenzioni doveva trattarsi di una procedura assolutamente pacifica e serena, senza azioni di forza ed esperienze sgradevoli. Per questo attivammo la macchina della solidarietà e allo stesso tempo avviammo un dialogo intenso con la comunità del campo, invitandoli alla collaborazione e sostenendoli nella loro ricerca di una nuova abitazione consona, auspicando in primis un ritorno ai rispettivi comuni di residenza o comunque una ridistribuzione sul territorio regionale.
Evidentemente questo approccio si è rivelato vincente ed appropriato, in quanto la chiusura del campo di “Funtan’e Canna” sta avvenendo in modo progressivo ed il gruppo si è già assottigliato spontaneamente: alcune famiglie hanno trovato una sistemazione e si sono trasferite o ritrasferite nei comuni di Porto Torres, Sardara, Villasor, San Nicolò d’Arcidano e anche Vercelli, in Piemonte.
Il nostro augurio è che la procedura prosegua gradualmente su questi binari, rendendo l’esperienza del campo soltanto un ricordo e riuscendo nell’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei suoi ex abitanti.
Saluti,
il Sindaco Carlo Tomasi.