Come preannunciato durante l’incontro tenutosi sabato 8 Novembre, presso l’aula magna dell’istituto San Domenico Savio di San Gavino, tra gli studenti frequentanti le terze classi della scuola secondaria di primo grado, ed i referenti dell’associazione culturale Sa Mena di Guspini, sabato 22 Novembre il borgo minerario di Montevecchio è stato piacevolmente animato dalla presenza di una nutrita comitiva composta dagli alunni, da alcuni genitori, da diversi insegnanti, dalla Dirigente Scolastica e da una rappresentanza dell’associazione Sa Moba Sarda, ideatrice dell’iniziativa.
Ad accogliere il folto gruppo, nello spazio antistante lo stupendo Palazzo della Direzione, i rappresentanti dell’associazione Sa Mena di Guspini: Ugo Atzori, Egidio Cocco; Efisio Cadoni e Antonio Seruis.
Dopo il reciproco scambio di saluti, il gruppo si è incamminato all’interno del paese minerario attraverso la via Gramsci, per dirigersi subito verso i cantieri minerari di Ponente.
Durante il percorso gli amici dell’associazione Sa Mena hanno voluto soffermarsi sul glorioso passato di Montevecchio, tuttora percettibile, attraverso i numerosi ed imponenti edifici, alcuni dei quali ancora abitati, che hanno ospitato, nel passato, importanti attività legate alla miniera, ma anche commerciali e ludico-sportive, che hanno fatto del borgo minerario, un punto di riferimento di straordinaria importanza per tutto il territorio.
Arrivati alla periferia del paese, di fronte allo stabile della “potabilizzazione”, il geologo Efisio Cadoni attirava l’attenzione dei presenti sul sistema filoniano del giacimento minerario, ancora ben visibile sulle pareti sventrate dalla lunga attività per l’estrazione del piombo e dello zinco.
Ad un certo punto l’attenzione dei ragazzi si è concentrata sullo sperone di roccia sovrastante lo scavo minerario, un branco di cervi che, quasi incuranti della loro presenza, percorrevano un’impervio sentiero per poi scomparire dietro la formazione rocciosa.
La piacevole ed inattesa visione di queste splendide creature ha creato un clima di euforia collettiva tra tutti i presenti i quali riprendevano il cammino verso l’area mineraria di Ponente dove, alcune antiche gallerie, seminascoste dalla folta vegetazione, confermavano la presenza di importanti lavori minerari che hanno reso famosa la località.
Si arrivava così di fronte alla “Centrale Minghetti”, importantissimo impianto di produzione dell’aria compressa, forza motrice indispensabile per alimentare le perforatrici, le autopale ed altre attrezzature, comprese le lampade di illuminazione, usate normalmente nella miniera.
Un’altra sosta a breve distanza dalla centrale di compressione, per visitare un sito che ha lasciato un ricordo indelebile nella storia di Montevecchio: il cantiere Azuni e la strage avvenuta il 4 Maggio del 1871, all’interno di un povero caseggiato adibito a dormitorio per le numerose cernitrici che lavoravano in quella zona.
La cronaca dell’epoca riporta che il dramma avvenne a causa del cedimento di un muretto di contenimento di una riserva d’acqua, utilizzata nella vicina laveria, che si riversava sul sottostante, fatiscente camerone, sgretolandosi sopra i corpi delle sventurate lavoratrici… undici vittime, la più “anziana” cinquantenne, tutte le altre di età compresa tra i 10 e i 32 anni.
Purtroppo nessuno fu ritenuto colpevole per quanto accaduto, ancora una volta il “padrone della miniera” si era rivelato anche “padrone” della vita di queste nobili figure femminili.
Con un po’di tristezza la passeggiata continuava attraverso un sentiero tra i boschi di querce e corbezzoli, fino al cantiere minerario di Sanna, importantissimo centro di estrazione mineraria già dalla metà dell’Ottocento, con le sue gallerie, pozzi e impianti rimasti in attività fino agli anni 80 del secolo scorso.
La sua storia è stata portata a conoscenza di tutti i presenti attraverso la precisa spiegazione del presidente dell’associazione Sa Mena, Ugo Atzori, che ha illustrato perfettamente tutte le fasi di lavorazione, soffermandosi sull’importanza di alcune imponenti strutture, utilizzate ai fini della produzione mineraria.
Alla fine i ragazzi ed i loro accompagnatori, dopo una meritata pausa ristoratrice, ripartivano verso San Gavino, un po’ affaticati ma sicuramente felici di aver trascorso una indimenticabile mattinata ricca di emozioni con delle persone che hanno reso piacevole ed istruttiva la loro breve visita nell’area mineraria di Montevecchio.