A Gonnosfanadiga sta circolando in questi giorni una mozione contro i prezzi della mensa per la scuola dell’infanzia.
Anche nel paese ai piedi del Monte Linas è stato introdotto il nuovo sistema di pagamento della mensa scolastica, con le seguenti fasce:
– reddito ISEE da 0 a 7.000 € paga il buono di € 2,50
– reddito ISEE da 7.000,01 a 22.000 € paga un buono di € 3,00
– reddito ISEE superiore ai 22.000,01 € paga un buono di € 3,50
Questo aumento dei prezzi sta facendo molto discutere i genitori di Gonnosfanadiga, molti dei quali stanno valutando seriamente di boicottare il servizio di mensa scolastica, portando i propri figli a casa per pranzo.
Le motivazioni sono semplici: in tempi di crisi come questi, in cui tante persone hanno perso il lavoro o non hanno un posto fisso, questo rialzo delle tariffe non tutela i cittadini meno abbienti, anzi.
Inoltre, proprio perché tante famiglie hanno perso il posto di lavoro (e quindi lo stipendio) durante il 2014, mentre magari nel 2013 hanno lavorato, si ritrovano a pagare la tariffa massima (in base all’ISEE del 2013) a fronte di una situazione economica difficile.
Per queste ragioni, l’idea è quella di applicare una semplice regola di mercato: se nessuno porta i figli a mensa, il fornitore (in questo caso il Comune, in accordo con la ditta appaltatrice) sarà costretto a rivedere i prezzi, portandoli a un livello più ragionevole (semplicemente, riapplicare le tariffe dell’anno passato).
Riportiamo le parole di un genitore che ha aderito all’iniziativa.
Con mia moglie abbiamo deciso, nostro malgrado, di prendere il bambino prima di pranzo, perché non condividiamo questo modo di fare le cose alla carlona. E’ vero che l’amministrazione ha imposto questo ma è altrettanto vero che stavolta la decisione spetta a noi gonnesi e se tutti siamo uniti e della stessa idea non mandiamo i nostri figli alla mensa. A quel punto gli amministratori prenderanno la decisione se sospendere il servizio o rivedere le tariffe e applicare quelle dello scorso anno. Stavolta i gonnesi possono realmente far vedere di contare qualcosa…
Passiamo parola a tutti, ma soprattutto rivendichiamo il nostro diritto a decidere e lunedì non lasciamo i nostri figli a pranzo a scuola.
Ora resta da vedere come reagiranno le istituzioni di fronte alla difficoltà dei cittadini. Orecchie da mercante oppure riconoscere l’errore e fare retromarcia?