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martedì, 5 Novembre 2024
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Accoltella la sua ex ed esce dal carcere: dalla parte di Laura Roveri

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Solitamente non trattiamo argomenti di portata nazionale, ma dato che questo è un caso emblematico che non è poi così distante – se non chilometricamente – da San Gavino Monreale, vogliamo affrontare la delicata questione, certi che il silenzio faccia il gioco degli assassini. E noi non vogliamo esserne complici.

Vi facciamo leggere due post apparsi recentemente su Facebook, ripresi dalla stampa di tutta Italia.

Volete liberarvi della vostra ex? Nessun problema! Oggi, grazie ai nostri PM tre mesi di villeggiatura e sei a casa.

E ancora,

Cinque mesi fa con quindici coltellate il mio fidanzato ha cercato di ammazzarmi con premeditazione e io ho rischiato la vita, da tre giorni è già a casa in pantofole con i suoi genitori e a me invece hanno dato la scorta per proteggermi da lui visto che abitiamo a soli 13 chilometri di distanza. Se questa è la nostra giustizia, allora in Italia la giustizia non esiste.

Queste le parole di Laura Roveri, venticinquenne veronese che ha vissuto momenti di terrore a causa di un ex fidanzato violento e pericoloso, che ha provato a ucciderla. Dopo pochi mesi di carcere, l’uomo ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari, a pochi chilometri da casa di Laura.

Laura Roveri
Laura Roveri

Come può una donna vivere tranquilla, in queste condizioni? Come può una qualsiasi donna, di 20, 30 o 50 anni, sentirsi al sicuro se lo Stato permette a un qualsiasi uomo di perseguitarla, di molestarla, di provare a ucciderla (fino a riuscirci) quando le pene sono irrisorie?

Davvero pensiamo che tre mesi di carcere siano una pena sufficiente, che possano servire a fare da deterrente? Davvero si crede che a tre mesi da un tentato omicidio, in maniera efferata e premeditata – parliamo di accoltellamento – l’individuo in questione sia completamente “risanato” e non provi nuovamente a completare il lavoro? Pensiamo davvero che gli arresti domiciliari fermino chi ha in mente di uccidere una persona?

A cosa servono le campagne di sensibilizzazione, il supporto psicologico, la prevenzione, se poi un omicida mancato viene lasciato libero di completare l’opera?

San Gavino Monreale non è così lontana da Verona. Non esistono distanze se si parla di violenza – e di difesa di chi è vittima di violenza – in uno Stato che troppo spesso tutela invece i carnefici.

E allora parliamone, allo sfinimento se necessario. Perché il silenzio è l’arma usata dagli uomini violenti per garantirsi l’impunità, dopo aver distrutto la vita di una donna.

E noi, a questo silenzio, ci ribelliamo.

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