La chiesa e convento di Santa Lucia (su guventu) è il monumento, di origine Alto Medievale, più antico che si trova nel territorio di San Gavino Monreale, risalente al IX-X secolo. Costruito su precedenti insediamenti nuragici, venne poi ristrutturato dai primi monaci di rito greco-bizantino che giunsero in Sardegna in quei secoli. Si ipotizza che fosse – inizialmente – un cappella/edicola di monaci basiliani; a sostegno di questa ipotesi sono tanti gli elementi: prima di tutto il fatto che questi monaci fossero cenobitici (si riunivano in luoghi comunitari), e spesso consacravano luoghi pagani in cristiani.
La prima ipotesi è confermata dal ritrovamento, nell’antirefettorio, di tracce di una antica cupola
con i peducci quasi intatti, aventi i pampini in rilievo e che, secondo Padre Iliario Orrù, sono da attribuirsi a matrici greche; la seconda ipotesi, riferita sempre da Padre Orrù, è che al centro del chiostro fu scoperta una sorgente coperta e chiusa da muri, da cui si accedeva tramite delle scale, e che probabilmente era da far risalire al culto delle acque dei nuragici; come avveniva in altri luoghi, i cristiani riconvertivano luoghi come questi ai Santi, in questo caso Santa Lucia, martire siracusana e benedetta per la cura della cecità, che spesso avveniva tramite le acque.Il chiostro è un’opera molto bella e fragile, con il tetto più antico costruito in legno di ginepro, che si irrobustisce però mano a mano che diventa sempre più vecchio. Inoltre sono presenti due lapidi con iscrizioni medievali in gotico e risalenti al XII e XIII secolo, segno della sepoltura di gente pisano-toscana (e forse il luogo continuò a mantenere per secoli la funzione cimiteriale). Della struttura originaria quindi è possibile vedere l’antica volta a botte, le pesanti archeggiature, oltre alle due incisioni in lingua greca con la dicitura “uomini di Basilio” e “Aetione”, benché scritte con abbreviazioni di scuola benedettina.
Dopo l’XI secolo – con il grande scisma tra Chiesa d’Occidente e d’Oriente – i monaci basiliani furono costretti ad andarsene e il convento venne preso prima dai Benedettini, poi a partire dal XVI secolo dai Francescani, portati dal potere spagnolo, che continuarono ad ampliare l’edificio e a mandarne avanti l’attività; di quegli anni è infatti la scritta “1541”
, rinvenuta incisa su un concio che univa la sacrestia con la chiesetta, data che però è di alcuni anni precedente la venuta dei monaci francescani.In alcune cappelle interne alla chiesa sono presenti degli altari in marmo – del XVI secolo e successivi – con una croce particolare, che ricorda tanto il simbolo dei cavalieri templari, che però erano già stati aboliti e dichiarati fuori legge dalle autorità costituite dell’epoca.
I monaci del Convento gestivano pure una scuola, l’università di Teologia e Lettere, con una importante biblioteca a partire dal XVII secolo circa. A testimonianza di quale fosse il ruolo sociale di questo luogo per la comunità di San Gavino, sono le numerose attestazioni di lasciti, testamenti e transazioni economiche che privati cittadini o autorità versavano ai monaci della chiesa; oltre a questo, erano presenti delle costruzioni davanti alla chiesa stessa, chiamate buttegheddas de guventu, ovvero una lunga fila di stanze che i religiosi davano ai pellegrini accorsi per la festa in onore della santa.
Fonte: Alberto Serra
Per approfondire:
AA.VV, Appunti storici su San Gavino Monreale, 1982.
CASTI A, Sa bidda de santu’engiu, 1989.
CASTI A, Santu ‘Engiu arrogus de storia, 1997.
SANNA M, San Gavino-Sardara, due villaggi sentinella di frontiera, 1997.