“Fin dalle prime ore del mattino l’atmosfera satura e pesante il rumoreggiare del tuono e una quasi completa oscurità lasciava presagire un non lontano temporale. Alle ore sette incominciò la pioggia che andò a poco a poco crescendo e verso le dieci riversò dirottissima e impetuosa, accompagnata da vento, tuoni e lampi. Un vero uragano che nel momento ha prodotto un vero spavento in tutta la popolazione e massima negli abitanti delle parti basse del paese. Alle tredici l’uragano prese una piega addirittura disastrosa: il Riu Bruncu Fenugu, non potendo più contenere le proprie acque, straripando con violenza andrò a congiungersi con le acque scendenti a Cuccuru Casu e formando un solo e larghissimo torrente andò a rovesciarsi impetuosamente nei canali collettori della parte di levante […] allagando la parte est e nord-est del paese, abbattendo muri e guastando le case. Alla stessa ora identico movimento facevano le acque della parte nord e nord-ovest: il Riu Mannu straripando andò a ingrossare spaventevolmente il Rio Cani, il quale alla sua volta saltando l’argine irruppe nella parte Nord del paese allagandola completamente trasformando le vie in tanti vertiginosi torrenti ai quali era umanamente impossibile porre riparo”.
A distanza di quasi sei mesi abbiamo ancora impresse nei nostri occhi le terribili immagini del 18 novembre 2013, data tristemente celebre a causa del ciclone “Cleopatra” abbattutosi su San Gavino Monreale e su gran parte della Sardegna, lasciando dietro di sé una scia di fango e disperazione.
Le aziende messe in ginocchio dall’alluvione sono state decine, centinaia le abitazioni private che hanno subito dei danni. Vi stupirà scoprire che il resoconto che vi abbiamo proposto non risale a sei mesi fa, ma a ben 116 anni or sono. Era infatti il 17 novembre 1898, quando un uragano simile a quello che abbiamo conosciuto, si abbatteva su San Gavino. Lo scenario è talmente simile, per modi e orari, da risultare spaventoso.
E altre testimonianze documentate risalgono all’11 ottobre 1951, data in cui San Gavino Monreale fu colpita nuovamente da una piaga simile. Ma forse, a fare spavento, è riscontrare come nulla sia cambiato a distanza di un secolo, nonostante i passi avanti nel campo dell’ingegneria ambientale e verso la differente attenzione verso il Piano di Assetto Idrogeologico.
Il nostro paese ha una geomorfologia che lo rende “a rischio alluvione” con una certa costanza, e siamo tutti consci del fatto che non si possano cambiare le cartine geografiche e spostare il paese. Ma siamo altrettanto certi che con le tecnologie attuali si possano adottare delle misure preventive sui corsi d’acqua e sui canali, che sono esose ma che sicuramente costano meno rispetto alla ricostruzione post-disastro.
Abbiamo il dovere di prevenire, per far sì che il passato non sia solo un racconto ingiallito negli archivi storici, ma che funga da insegnamento per il futuro, per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Fonte: Simone Usai, Comprendo