I risultati dell’ultima tornata elettorale parlano chiaro: quasi la metà dei sardi non si è recata alle urne per esercitare il diritto di voto. I motivi di una tale disaffezione verso la cosa pubblica sono tanti, forse troppi da esaminare nel dettaglio. Da una distanza sempre più ampia tra i discorsi di palazzo e i bisogni della popolazione, fino alle promesse elettorali che puntualmente vengono disattese. Una forma di ipocrisia perniciosa, dunque, che contagia vincitori e vinti.
I vinti si affannano a dire che “non ha vinto nessuno” solo quando sono essi a perdere, dimenticandosi del recentissimo passato e illudendosi che i cittadini credano a tutte le dichiarazioni di circostanza.
I vincitori, una volta passate le elezioni, diventano sfuggenti, introvabili, spesso invisibili, sapendo bene di non poter mantenere quanto promesso nei comizi, infarciti di strette di mano e troppi sorrisi a 32 denti. Non li troverete più nei bar, nei negozi, per le strade. Spariscono fino alla prossima tornata elettorale. Poi si ripresenteranno, immancabilmente, come se niente fosse, senza dover rendere conto del proprio operato negli anni precedenti, pretendendo fiducia su carta bianca.
Nomi che si sentono pronunciare o si leggono solo sui santini elettorali, profili Facebook che si rianimano solo due mesi prima delle votazioni, articoli e marchette dell’ultim’ora per “far girare” un nome da votare. Può sembrare una critica feroce, ma forse dovrebbe far riflettere sul perché di quel desolante 46,90% di affluenza registrato a San Gavino Monreale. E invece no, non abbiamo letto “mea culpa” o analisi razionali di una disfatta senza precedenti.
Anzi, la colpa è ricaduta senza se e senza ma sugli elettori, rei di aver preferito andare al mare a godersi una domenica primaverile. Qualcuno, a San Gavino, ha sottolineato come i sangavinesi abbiano votato (rispettando una consuetudine ben radicata) per alcuni candidati di altri paesi, snobbando i candidati locali.
Non avremo alcun rappresentate in Regione, vero, ma diteci se averne qualcuno, negli anni passati, ha davvero “fatto la differenza” per l’elettorato. Andate in piazza e parlate con le persone e chiedete loro quanto hanno sentito parlare della tutela e dello sviluppo di San Gavino Monreale negli ultimi anni. Le risposte potrebbero suggerire che, forse, quel 46,90% è una percentuale anche troppo elevata rispetto alle attese.
Votare è un diritto costato il sangue dei nostri avi, è un dovere dei cittadini per eleggere i propri rappresentanti. Ma è anche necessario che siano persone preparate e che rappresentino davvero il cittadino. Non una volta ogni cinque anni, ma sempre.
Fonte: Simone Usai, Comprendo