A metà febbraio abbiamo fatto una chiacchierata con Daniele Turnu, ex Assessore alle Politiche Giovanili e alle Politiche del Lavoro (come amministratore si occupava anche del carnevale) dalla primavera 2005 al febbraio 2009, sino alla caduta della giunta Musanti. Fondatore dell’associazione culturale Oktoberfest Group, di cui è segretario. Negli anni passati si è occupato della progettazione e della realizzazione dei carri e del disegno dei vestiti.
Alcune delle sue risposte di allora suonano anticipatorie rispetto a come sono andate effettivamente le cose durante le sfilate sangavinesi.
Cosa pensi del carnevale oggi?
Parlare di carnevale per me è sempre un piacere. Certo, parlare del nostro carnevale oggi mi viene difficile vista la decadenza a cui assistiamo. Io come sai sono un carrista dal lontano 1999, ho sempre partecipato come iscritto nei carri sin da bambino. Amo questa manifestazione.
Sono cresciuto “carristicamente” nell’Oktoberfest Group e sino a due anni fa ho sempre lavorato (come modellatore, progettista e costumista) per diversi mesi all’anno per realizzare insieme agli altri del mio gruppo (ora associazione culturale) le imponenti opere di cartapesta. In più, mi sono occupato di carnevale, come organizzatore della manifestazione, negli anni in cui sono stato amministratore (Assessore alle Politiche Giovanili) nel nostro Comune cercando di fare il possibile, e non senza difficoltà, per riportare la nostra manifestazione ai fasti di un tempo.
Vedere però oggi il nostro carnevale in questo stato di agonia, avendo conosciuto gli anni migliori di questa manifestazione, fatta di numeri impressionanti fra partecipanti e spettatori, mette a me come a tanti altri amanti di questo evento, una tristezza infinita.
Il carnevale sangavinese oggi non è il carnevale sangavinese. O almeno non è quello che abbiamo conosciuto e amato noi e che tanti prima di noi hanno costruito e reso grande.
Cosa si potrebbe fare per tornare ai fasti del passato?
Cosa dovremo fare per farlo tornare “grande”? Fermarci. Si, fermare il carnevale. Almeno per due, tre anni. So che per alcuni queste mie parole possano sembrare tragiche, ma anche io da amante dell’evento, che ho sempre fatto di tutto per contribuire a renderlo grande, penso che in questo momento non abbia più senso una manifestazione così, fatta in questo modo. Non lo merita il nostro carnevale e non lo merita chi in questo ci crede veramente.
Non è più quello spettacolo nato nei primi anni ottanta fatto da amici, famiglie e commercianti sangavinesi: non voglio gettare fango su come appare oggi la manifestazioni agli occhi di tutti, perché c’è ancora oggi chi cerca con impegno e fatica di renderla bella e piacevole a vedersi, ma purtroppo è così, non è lo spettacolo fatto di opere d’arte colorate, coriandoli e musica allegra che abbiamo conosciuto, è tutt’altra cosa. Ok, i tempi cambiano, ma noi al posto di evolverci ci siamo involuti, è questo ha penalizzato la festa.
La frase che ci sente ripetere di fronte a ogni problema del paese è “non ci sono soldi”. Vale anche per il Carnevale?
La crisi, si parla della crisi come causa della “discesa” del nostro carnevale. Ma che crisi? Per me bisogna ragionare su due binari. Le crisi che colpiscono la nostra manifestazione sono due, una economica da cui non si può prescindere per una manifestazione del genere che a oggi ha degli altri costi organizzativi per tutti (organizzazione, carristi e partecipanti) e una passionale, di appartenenza. Mi spiego: i sangavinesi, mi dispiace dirlo, non amano più il loro carnevale come un tempo, non si sentono più legati ad esso. Per quello prima parlavo di fermare la manifestazione: per far recuperare il desiderio e la voglia di carnevale al nostro paese, quella passione e quella voglia che lo ha fatto nascere, che ha fatto mettere insieme le persone che magari con poche risorse, in maniera volontaria, con modestia ed entusiasmo e con la collaborazione di tutti, hanno iniziato a costruire i primi carri, realizzare i primi vestiti e preparare i famosi “parafrittus”, tutte cose che nel tempo hanno reso il carnevale sangavinese il più bello e importante della Sardegna, sia per la qualità delle nostre opere che per partecipazione di pubblico.
Non penso che nei primi anni ottanta ci fossero ingenti risorse, ma c’era l’entusiasmo, la voglia, la passione e lo spirito di appartenenza. Questo dobbiamo ritrovare, solo allora potremo ripartire e con la collaborazione e la partecipazione di tutti, di tutta la popolazione sangavinese potremo ripartire, sino ad allora per me ha poco senso, perché credimi, sfilare come in questi ultimi anni non è divertente e coinvolgente come anni fa, soprattutto perché la persone dai giovani agli adulti non si iscrivono più ai carri e per i carristi stesso continuare a realizzare le loro opere, costi a parte, per loro stessi non ha veramente più senso.
Se si è sbagliato, dove si è sbagliato?
Penso che nei primi anni novanta abbiamo perso una grande opportunità. Per colpa nostra, mi spiego. Il carnevale in quegli anni ha toccato il picco massimo della sua grandezza e della sua bellezza, “facevamo i numeri” come si usa dire, e non abbiamo saputo sfruttare questa opportunità.
Da una parte la politica, che ha mancato di costruire allora, che la crisi ancora non era quella attuale, i presupposti, le basi per costruire il futuro del carnevale sangavinese. Primo, abbiamo perso l’opportunità di essere inseriti nei Grandi Eventi della Regione Sardegna, come lo sono ad esempio la Sartiglia e il Carnevale di Tempio, garantendo le risorse per il futuro della manifestazione senza dover pesare alle casse comunali. Secondo, non sono mai state realizzate le strutture a norma per i tantissimi gruppi di carristi che allora creavano opere sempre più belle, spettacolari e grandi. Altri Comuni lo hanno fatto, noi abbiamo continuato a lavorare in strutture di fortuna, fatiscenti e poco funzionali alla costruzione di queste opere. Terzo, non è stato creato dal punto di vista turistico, tutto l’apparato organizzativo che potesse concedere a chi da fuori voleva venire ad assistere alla nostra manifestazione tutte ciò che potesse facilitare un “turismo carnevalesco”, che altre manifestazioni regionali garantiscono.
Dall’altra, noi sangavinesi, anche se abbiamo paura ad ammettere le cose, in tutte le categorie, da chi realizzava i carri, a chi vendeva i materiali, a chi realizzava i vestiti, trasformando questa grande festa in un business fatto di grandi numeri. E più cresceva la manifestazione e più crescevano questi numeri e di conseguenza crescevano i costi per chi faceva la manifestazione e per chi partecipava ad essa. E quando è cominciata ad arrivare la crisi economica e non era più possibile garantire queste risorse e questi costi, la manifestazione nel suo complesso non ha retto “all’urto” e c’è stato un crollo abissale del nostro carnevale.
Quindi di chi è la colpa della decadenza del nostro carnevale?
Io sono abituato a dire sempre ciò che penso e lo farò anche adesso, pur di sembrare impopolare e antipatico: la colpa è di noi sangavinesi, noi per i motivi che ti spiegavo prima abbiamo ammazzato il nostro carnevale e solo noi se vorremo sul serio potremo farlo rinascere. Oggi molti di noi piangono “la morte” del nostro carnevale, ma come scrivevo qualche giorno fa su Facebook, sono lacrime di coccodrillo, che piange dopo essersi mangiato i propri figli, io mi chiedo se al posto di “piangersi addosso” alcuni di noi si siano chiesti cosa abbiano fatto in tutti questi anni per il nostro carnevale e cosa fanno oggi per riportarlo in vita.
Ma quindi, qual è in poche parole la ricetta per farlo ripartire?
Come dicevo prima, fermarsi due- tre anni, per far rinascere nei sangavinesi l’amore, la passione e il senso di appartenenza a questa manifestazione, riprendere a “fare gruppo” in modo da realizzare con poche risorse e con l’impegno e il contributo di tutti di nuovo i carri ripartendo in tutti i sensi dalle origini e riprendere a mascherarsi, a partecipare alle sfilate, che devono ritornare ad essere animate da bambini, famiglie e persone di tutte le età e non limitate solo a chi possa economicamente permetterselo. Poi serve imprescindibilmente un comitato fatto di volontari com’era un tempo: seppur criticato, lavorava tutto l’anno alla manifestazione e come, per cause anche proprie, questo è scomparso è decaduta l’organizzazione del carnevale, che non può assolutamente relegata ne all’amministrazione comunale (che deve comunque favorire, supportare e collaborare col comitato), ne ai carristi che devono pensare alla realizzazione delle loro opere e di tutto ciò che ruota intorno ad essi. Inoltre ripartire dalle origini e dai simboli del nostro carnevale: come pensare ad un nostro carnevale senza il suo simbolo “Su Baballotti”, senza il gruppo “Is Parafrittus” e senza la sua maschera storica “Kiki Pilloni”?
Cosa dobbiamo aspettarci dal Carnevale 2014?
Che tutto vada per il meglio, che sia una festa, soprattutto per chi la vive in maniera spontanea come i bambini. Penso abbia senso continuare solo per loro, perché non meritano di non avere una festa perché “noi grandi” l’abbiamo rovinata.
Voglio fare gli auguri a chi pur con pochissime risorse prova ancora a tenere in vita questa festa e a garantire a carristi e partecipanti la possibilità di sfilare ancora a San Gavino Monreale.
Purtroppo devo notare, non come primo anno, e lo dico con cognizione di causa, l’assenza dell’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di una manifestazione di un’importanza del genere per il nostro paese. Non basta stanziare le risorse per fare il carnevale. Bisogna stare passo passo a fianco di chi organizza e di chi realizza realmente il nostro carnevale: i carristi. Quello è essere comunità, quello è avvicinare chi amministra a chi è amministrato. E anche nel carnevale ciò è fondamentale.
Chiudo dicendo, che se ci sarà la volontà di ripartire con il carnevale ricominciando dalle origini, con modestia e passione, io sono pronto domani stesso per dare il mio contributo, al massimo come sempre e con me sono sicuro tanti altri, del mio gruppo e non, giovani e meno giovani.
Viva il carnevale sangavinese!