Febbraio del 1938, in Italia al Governo, se così si può dire, c’era Benito Mussolini. Le leggi promulgate durante il suo “mandato” sono state tante e di certo non tutte democratiche, anzi. Ma c’è una legge che ancora oggi rimane in vigore, forse perché democratica, forse perché conveniente a uno Stato dichiaratosi sin dalla sua costituzione, di ispirazione antifascista.
Stiamo parlando di una legge che all’articolo 1 recita: “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento”. È la legge di riferimento del cosiddetto Canone RAI. Perché cosiddetto? Perché non è un canone (ma si chiama così), non è un abbonamento (non c’è stata infatti alcuna sottoscrizione), non è una tassa (ma se non paghi, al telegiornale sottolineano il fatto che pagherai una sovrattassa), ma è un’imposta. Sì, la si deve pagare a prescindere, e infatti molti italiani non la pagano.
Ormai quasi un italiano su due ha deciso di abrogarla, a modo suo. Facessimo un referendum domani mattina, questo tributo non esisterebbe più. Ma siamo altrettanto sicuri che due giorni dopo, la nostra simpaticissima classe politica inventerebbe qualcos’altro. D’altra parte avevamo abolito i finanziamenti pubblici ai partiti e li hanno ripristinati chiamandoli “rimborsi”, avevamo abolito il Ministero dell’Agricoltura e l’hanno ripristinato chiamandolo Ministero delle Politiche Agricole. Siamo italiani. Tutti.
E perché il canone RAI non dovrebbe essere legittimo? Nonostante la Corte di Cassazione si impegni a dichiararlo legittimo, credo che un’imposta per il possesso di un bene mobile sia qualcosa di diabolico dal punto di vista fiscale. Il Canone RAI, infatti, è nato per “pagare” un servizio che lo Stato concedeva alla collettività ma del quale non poteva capire chi fossero i reali usufruitori.
Ora non è più così. Il mondo è cambiato, l’Italia come al solito, no. Il Canone ci pare illegittimo anche perché la nostra Costituzione si ispira al principio di progressività dell’imposta, e il Canone RAI, uguale per tutti, non è affatto progressivo.
Ma il principale motivo per il quale si tende a non pagare il Canone è senza dubbio la totale disaffezione che gli italiani hanno avuto verso la TV pubblica negli ultimi dieci anni, una classe politica che si è appropriata della TV in maniera indegna, peggiorandone i contenuti e equiparandola a una TV commerciale, inzuppandola di spot pubblicitari e show-spazzatura. E se tra qualche tempo, come si vocifera, dovranno pagare il canone anche i possessori di smartphone, tablet e pc in quanto “apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”, inizino a preoccuparsi anche tutti coloro che hanno le orecchie a sventola…
Luca Fois