Il “land grabbing” o “accaparramento delle terre”, come viene definito dall’International Land Coalition si verifica quando grandi aziende, internazionali e non, acquisiscono importanti estensioni di terreno a discapito delle popolazioni che vi abitano ignorando il principio del consenso “libero, preventivo e informato” delle comunità che utilizzano quella terra; ignorando l’impatto sociale, economico e ambientale (oltre che l’impatto sulle relazioni di genere) derivante dall’acquisizione evitando la conclusione di contratti trasparenti, con impegni chiari e vincolanti sugli impieghi e sulla ripartizione dei benefici; evitando la partecipazione democratica, il controllo indipendente e la partecipazione informata delle comunità che utilizzano la terra.
In Sardegna vi sono notevoli porzioni di territorio sottoposte a servitù militare e numerose aree inquinate da industrie pesanti e impianti di produzione che da decenni rappresentano una forma di benessere illusorio e precario. A tutt’oggi l’isola sembra attirare investimenti dalle imprese più disparate per la creazione di nuove servitù industriali ed energetiche.
Su questo tema, domenica 13 alle ore 18:00 presso il Montegranatico di Serramanna, Simone Lisci, Nicolò Migheli e Michela Murgia animeranno il confronto sul land grabbing, fenomeno da sempre presente in Sardegna.
Simone Lisci riporterà le esperienze dei comitati territoriali in relazione a progetti come Eleonora e Igia; Nicolò Migheli parlerà delle ricadute positive, in termini economici e sociali, derivanti dallo sviluppo dell’industria agroalimentare; Michela Murgia, candidata di Sardegna Possibile, esporrà la posizione della sua coalizione per una futura gestione delle terre in Sardegna.