“C’è crisi”. Forse questa è la frase più ripetuta negli ultimi anni. Ci siamo stancati di dirla e di sentircela dire. Ma oggi queste poche parole rimbombano nella mia testa più fortemente del solito.
Diversi nostri lettori, infatti, ci hanno segnalato un fatto che ha dell’incredibile. A causa di questa maledetta e interminabile crisi, infatti, un numero sempre crescente di famiglie ha bisogno di un piccolo aiuto per arrivare a fine mese. E così le associazioni di volontariato, i servizi sociali comunali, le parrocchie e i singoli cittadini si adoperano per cercare di portare sostegno laddove necessario.
Tra le varie forme di aiuto, annoveriamo la distribuzione dei pasti in eccedenza dalla mensa ospedaliera. In sostanza, i pasti confezionati ma non consumati dai pazienti, vengono ritirati da volontari che poi, grazie al tramite della parrocchia di Santa Teresa, li dispensano ai meno abbienti. Già questo, a tanti dei sangavinesi più fortunati, può suonare “incredibile”, come avevamo annunciato in apertura.
Viene difficile accettare che ci sia tanta povertà dentro casa nostra. Eppure è così e non possiamo fingere che il problema non esista. Così come non possiamo accettare che ci sia qualcuno che, quei pasti donati con altruismo e gioia, li butti via. Sì, avete letto bene: c’è chi, dicendo di aver bisogno, ritira il cibo distribuito dai volontari e poi, magari non trovandolo di proprio gradimento, lo getta via, ancora imballato, nelle cunette o nelle aiuole del paese. Tremo di rabbia nel pensare che, per ognuna di queste persone senza vergogna, ce ne siano altre oneste e bisognose, che invece non hanno nemmeno il coraggio, per pudore, di chiedere l’aiuto che meriterebbero.
Buttare via il cibo (ancora peggio se donato) è uno schiaffo alla povertà, a quella vera.
Fonte: Simone Usai, Comprendo