Vi proponiamo un racconto di vita vissuta, condiviso dalla pagina Questa è SAN GAVINO. Pensiamo che, soprattutto in una giornata come quella di oggi, le parole abbiano un peso. E diventano macigni, quando riescono a smuovere anche solo una singola coscienza.
Vogliamo far leggere anche a voi queste righe.
Ho incontrato un ragazzo fuori da un supermercato, un ragazzo di 19 anni che, come particolarità aveva la provenienza: Nigeria. E’ scappato dalla Nigeria, è andato in Libia, nella Libia di Gheddafi. Nel 2011 è scappato anche da li ed è arrivato a Lampedusa, poi dopo a Cagliari. Gli ho raccontato di ieri, di quello che è successo. Mi ha detto “poteva capitare a me e lo sappiamo prima di partire, sono barche di legno”.
Parlava un italiano migliore di molti italiani. Gli ho detto che per me già per questo era italiano e che sicuramente era molto più onesto e acculturato di tanti italiani. “Preferisco italiani come te”. E lui “anche se sono nero?” – “eh si, dentro siamo tutti uguali, anzi no, sicuramente tu hai un cuore più grande”. Mi racconta le sue avventure con gli occhi gonfi di lacrime, tutto ciò che gli dicono e tutto ciò che probabilmente non si merita. Non vuole che gli si compri qualcosa per pietà, chi lo fa viene fermato “io non voglio più venderti le cose” dice a qualcuno che prima lo offende e poi gli fa la carità.
Mi chiede ancora di ieri, gli dico che i morti sono tantissimi ma che non cambierà nulla, e che per molti loro sono il problema degli italiani, io aggiungo che è perché gli italiani sono più bravi a trovare scuse e colpevoli che non soluzioni a problemi. Mi racconta della sua vita qui e della sua vita in Nigeria. Mi dice “senza la guerra sarei rimasto con mia mamma, la sento una volta alla settimana e devo dirle che qui lavoro e sto bene altrimenti muore”.
Gli dico che molti pensano che loro debbano rimanere a casa loro, anch’io lo penso. Ma non perché non li vogliamo ma perché chiunque deve avere la libertà di scegliere se rimanere nella terra natia o cercare esperienze altrove, mentre lui è stato obbligato, non ha avuto scelta e gli dico “son sicuro che non è l’Italia la terra dei tuoi sogni”. Lui “No, è la Nigeria libera e senza guerre di religione”. Lo saluto, non so il suo nome, ci siamo salutati in arabo e qualche parola l’abbiamo detta in inglese. Insomma ci siamo capiti. Prima di salire in macchina mi dice “perché non ragionano tutti come te?”. Non ho saputo rispondere e gli ho detto “ciao”.
Oggi è lutto nazionale, non gliel’ho detto, non avrebbe capito perché è lutto nazionale in una nazione che considerare illegali persone come lui…