La chiesa di Santa Chiara Vergine fu edificata all’incirca intorno al XV secolo, da quando il nucleo medievale della villa, che si trovava vicino alla chiesa di San Gavino Martire, si spostò verso Ovest, in una posizione centrale e più facilmente difendibile. In quest’area – prossima alla zona che alcuni studiosi chiamano “Sa Ia de is turris mannas” – esisteva una chiesetta che era dedicata a Santa Chiara Vergine dell’Ordine Serafico, che nella seconda metà del XVI secolo fu eretta parrocchia.
Nel corso dei secoli l’edificio ha subito diverse modifiche che ne hanno mutato pesantemente i tratti originari. Diverse sono le informazioni reperibili in diversi testi del XIX secolo, come ad esempio il “Dizionario” di Vittorio Angius o il manoscritto del canonico Raimondo Porru, in cui apprendiamo che, tra le altre cose, la parrocchia fu eretta da Fra Lorenzo di Villa Vincenzio Spagnolo, appartenente all’Ordine Serafico di San Francesco d’Assisi, che era il vescovo della diocesi di Ales nel XVI secolo.
La pianta della chiesa che è a forma di croce latina, rispetta la tradizione costruttiva degli altri edifici catalani importati nell’isola (da quelli che probabilmente furono i mandanti della costruzione dell’edificio): all’inizio possedeva un’unica navata centrale a copertura lignea sorretta da 4 arcate ogivali; fu però negli ultimi anni dell’400, in corrispondenza all’aumento demografico del villaggio, che furono aggiunte altre sei cappelle (grazie probabilmente ad alcuni nobili catalano-aragonesi), in questo modo i nobili catalani avevano il diritto esclusivo di essere sepolti lì, mentre il resto della popolazione continuava ad essere sepolta nel cimitero sito in prossimità della chiesa di San Gavino Martire.
Inoltre è costituita da un presbiterio, con l’altare maggiore dedicato ovviamente alla patrona Santa Chiara, creato alla fine del XVIII secolo da Michelino Spazzi, da due cappelle dedicate rispettivamente alla Madonna delle Meraviglie e a Santa Maria Addolorata, e da altre sei cappelle laterali in stile sia gotico che rinascimentale dedicate a San Michele, San Gioacchino, Sant’Isidoro, ai Sette Dolori, alla Madonna Immacolata e per ultimo al Rosario; all’interno di queste cappelle si trovano i loro rispettivi simulacri di ottima fattura, opera di diversi artisti. Dopo alcuni lavori di restauro degli altari lignei vennero casualmente scoperti tre parti di una predella di un retabolo, attualmente perduta; queste tre tavole, datate XVI secolo, erano nascoste sotto alcuni strati di pittura, e ritraggono 8 apostoli; attualmente si trovano ad Ales, presso il Museo di Arte Sacra.
L’edificio ha, esternamente, una facciata (detta cappello di carabiniere), così come è uguale quella della cappella affiancatole all’incirca intorno ai primi anni dell’800, e che per diverso tempo fu anche sede della confraternita; a questo elemento si accede attraverso due portoni fatti di bronzo arricchiti con dei bassorilievi creati di recente: uno si affaccia direttamente sulla Piazza Marconi ed è pure l’ingresso principale della chiesa, mentre il secondo – minore – è situato nella cappella laterale destra, in via Trento.
All’esterno dell’edificio si erge sulla sinistra un alto campanile costruito intorno al 1956, e varie volte rimodellato, per sostituire il vecchio risalente al 1811 e demolito nel 1938 causa la precarie condizioni in cui versava lo stesso: il campanile è ancora oggi visibile.
Fonte: Alberto Serra
Per approfondire:
GIACU A, Oltre l’incendio, il manoscritto Porru, 2003.
IBBA E, La chiesa di santa Chiara Vergine, 2004.
ANGIUS – CASALIS, Dizionario storico, geografico, statistico, commerciale, 2006.